Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano lo ha ripetuto ancora soltanto pochi giorni fa: l’operazione Mare Nostrum, lanciata dall’Italia nell’ottobre del 2013, “non deve fare il secondo compleanno perché, seppur lodevole, è nata a termine”. A prenderne il posto nei progetti ripetuti in ogni occasione del titolare del Viminale, dovrebbe essere Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere. Ma a spazzare via i piani dell’Italia di “scaricare” sull’Europa la spinosa questione sbarchi, ci pensa di nuovo oggi la Commissione europea.
Bisogna ricordare, ha ribadito Antony Gravili, uno dei portavoce dell’esecutivo europeo, “che Frontex è una piccola agenzia, con un piccolo budget: non ci sono guardie costiere, non ci sono navi, non ci sono aerei”. Tradotto: impensabile che l’agenzia possa diventare il titolare unico dell’impegnativo capitolo immigrazione. “Tutte le soluzioni che possono aiutare l’Italia – ha continuato il portavoce della Commissione – devono coinvolgere tutti gli Stati membri”, a cui “abbiamo ripetuto continuamente che devono fare di più contribuendo con mezzi e finanziamenti”. Ad Alfano insomma la Commissione risponde chiaro e tondo: “Bisogna tenere presente la realtà” ma, concede almeno Bruxelles, “cercheremo certamente di razionalizzare le operazioni per renderle più efficaci”.
Resta ora da vedere quale sarà la reazione dell’Italia, visto che Alfano, annunciando l’imminente fine di Mare Nostrum, aveva anche avvertito: “Se così non sarà, il governo italiano dovrà prendere delle decisioni”. Bruxelles ha fatto sapere di essere già in contatto con l’Italia a cui “riconosce pienamente il magnifico lavoro che sta svolgendo”, ma a cui ricorda anche di avere già contribuito con “aiuti senza precedenti”: il nostro Paese “ha beneficiato di circa 500 milioni di euro di aiuti nel periodo 2007-2013 e sarà il più grande beneficiario nel periodo 2014-2020 con 315 milioni di euro, cifra inferiore dovuta al generale taglio del bilancio Ue chiesto dagli stati membri”.