L’incontro fiume è durato tutta la notte: “colloqui difficili” conclusi con la consapevolezza che, per provare ad ottenere qualche risultato reale, bisognerà vedersi ancora. Ma almeno un progresso c’è: Kiev ha riconosciuto come “aiuti umanitari” i cargo della Croce rossa provenienti dalla Russia, bloccati da giorni al confine dal duello a distanza ingaggiato tra Mosca e Kiev, dopo i sospetti avanzati dall’Ucraina sul reale contenuto dei convogli inviati dalla Russia per aiutare il sud est del paese sconvolto dalla guerra. È il principale passo avanti ottenuto con i colloqui svolti durante la notte a Berlino tra i ministri degli esteri della Federazione russa, di Germania, Francia e Ucraina.
Il ministro delle politiche sociali dell’Ucraina, Lyudmyla Denisova, ha firmato un’ordinanza per riconoscere come aiuti umanitari i cargo russi. Secondo quanto annunciato dalla segreteria del governo ucraino, i cargo sono “coerenti con gli articoli 4 e 5 della legge ucraina sugli aiuti umanitari e con l’iniziativa del presidente ucraino Petro Poroshenko circa l’accettazione degli aiuti umanitari nell’ambito della missione internazionale della Croce rossa internazionale”. Il carico include carne in scatola, riso, grano saraceno, zucchero raffinato, sale, tè, latte condensato, acqua, alimenti per bambini, sacchi a pelo e farmaci che non contengono sostanze narcotiche. Il peso totale del carico si avvicina 1.900 tonnellate.
A parte questo, sulla crisi ucraina, poco è stato raggiunto nel corso dei dialoghi a quattro. Nessun progresso su un possibile cessate il fuoco o sull’inizio di negoziati di pace, ha confermato il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov: “Un punto su cui non possiamo riportare risultati postivi è, prima di tutto e principalmente, lo stabilire un cessare il fuoco e l’inizio di un processo politico”, ha spiegato in conferenza stampa. “Sono state cinque ore di difficili colloqui, per arrivare a qualche risultato bisognerà vedersi ancora”, ha sintetizzato su Twitter il ministro ucraino, Pavlo Klimkin. Anche il padrone di casa, il capo della diplomazia tedesca, Frank Walter Steinmeier, ha parlato di difficili trattative, notando però che il fatto di essersi seduti allo stesso tavolo lascia comunque aperto lo spiraglio per una futura intesa: “Colloqui difficili, ma penso e spero che su alcuni punti siano stati fatti dei passi avanti”, ha commentanto Steinmeier. Dopo i rapporti nelle rispettive capitali, oggi o martedì verrà deciso se e come i negoziati proseguiranno. L’obbiettivo è quello di raggiungere in primo luogo una tregua nel Donbass per tamponare l’emergenza umanitaria.
Nella regione orientale prosegue infatti senza interruzione l’offensiva delle truppe di Kiev. L’esercito ucraino è impegnato nella fase, forse decisiva, per dare il colpo finale ai separatisti che negli ultimi giorni hanno perso il controllo di varie città. Nonostante siano riusciti ieri ad abbattere un jet ucraino, i ribelli filorussi non sembrano in grado di resistere ancora a lungo di fronte all’avanzata dell’esercito di Kiev. Nei capoluoghi del sudest la situazione si fa però ogni giorno più drammatica per la popolazione: ieri sono morti dieci civili e a Donetsk, come già a Lugansk, l’acqua comincia a scarseggiare. Il bilancio complessivo delle vittime nel Donbass ha sforato i 2.100 morti. I separatisti sono arroccati nelle due maggiori città e ormai in pochi altri centri. Secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Andrei Lysenko, i ribelli starebbero addirittura per ritirarsi del tutto dalla regione di Donetsk, per spostarsi in quella di Lugansk, più a est, dove controllano la frontiera con la Russia. Gli insorti da parte loro hanno affermato invece di voler continuare a dare battaglia.