Nel villaggio in cui sono nato ed ho vissuto per i miei primi dodici anni la vita scorre relativamente umile, i suoi abitanti forse non sono tra le persone più colte e le loro attività sono ancora per lo più legate all’agricoltura.
Ritornarci e passare una settimana lontano da Bruxelles è stato una boccata di realtà; lontano dalla bolla europea, che mi immagino come un supermercato, nel quale cerchi sempre di comprare solo quello che hai scritto sulla lista a casa, ma finisci per cedere sempre : non puoi deludere i volti sorridenti delle pubblicità che ti invitano ad assaggiare il miglior cioccolato e via dicendo, “zero grassi – tanto piacere”.
Così gli europarlamentari che arrivano a Bruxelles (studi accademici hanno tra l’altro fornito dati statistici su come il Parlamento europeo sia considerato una pista di lancio per la politica nazionale o un premio, una specie di “villaggio turistico” per gli amici, parenti e veline che vogliano la pace nel mondo) dimenticano, tra autovetture targate CD e bella vita alle conferenze-convegni-sessioni, delle promesse sulle strade non asfaltate, la povertà, i bassi livelli d’istruzione e la corruzione (quest’ultima a volte dice loro qualcosa, ma bisbiglia impercettibile tra varie tonalità di grigio) che hanno fatto vincere loro la comoda poltrona.
Essi scoprono invece che è fin troppo facile adeguarsi alla vita da europarlamentare e solitamente cominciano a delegare responsabilità ad altri.
Lo stesso Matteo Renzi ha promesso, nella campagna elettorale europea e per l’inaugurazione della presidenza italiana del Consiglio Europeo, sostegno alle principali “mancanze” italiane, i.e. disoccupazione, precarietà della situazione economica ed immigrazione se si da’ ascolto all’ultimo Eurobarometro uscito il mese scorso. Il premier sta invece cercando al momento di ottenere la posizione di Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, occupata finora dalla baronessa Catherine Ashton. Pare che il complesso di megalomania non ci voglia abbandonare ed invece di alzare le vele su rotte nelle quali l’Italia potrebbe fare la differenza (o quanto meno aumentare la propria credibilità) il capitano si è ancorato al desiderio di guidare la politica estera. Conoscendo i propri punti deboli si dovrebbe invece cercare di guidare la comunità europea nelle sue politiche per l’occupazione e gli affari sociali o, in alternativa, quelli coinvolti con l’immigrazione nel mare nostrum, tematiche che devono essere affrontate da unione quale dovremmo essere.
Il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ha al momento altre priorità che si possono intuire dalle prime pagine dei giornali ed ha bisogno di una mano ferma che lo guidi. L’onorevole Federica Mogherini proposta da Renzi per il ruolo di guida potrebbe essere solo una scelta politica perché a) Jean-Claude Juncker è alla disperata e sudata ricerca di presenze femminili da piazzare nella propria equipe (Mogherini è per lo più giovane) e perché b) questa funzione è ancora (come è stato nel caso della Ashton) vista come di secondaria importanza per un’Unione Europea nella quale le distinte voci nazionali fanno più eco di quella della comune « missione » europea.
Per questa ragione Mogherini potrebbe essere una scelta sensata se si vuole mantenere per il SEAE uno status quo di seconda mano. Quest’ultima avrebbe in comune con noi giovani la posizione di stagista (dei poteri forti) con poca libertà di azione e solo un volto da dare all’impasse europea negli affari esteri.
I contadini del mio piccolo paese sanno che è più utile lavorare per avere un buon raccolto che, per esempio, avere la connessione wifi sul proprio cellulare. Perché più si sale nella scala del potere e meno si sanno distinguere le priorità ?
Europa, posa’t guapa !