Addio percentuale fissa minima di frutta nei succhi, l’Italia opta per la concentrazione della sostanza. Lo ha deciso (per ora) la commissione Politiche dell’Unione europea del Senato approvando un emendamento al disegno di legge sull’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea (provvedimento noto più semplicemente come “Legge europea”). Nel corso dell’ultima seduta prima della pausa estiva, la XIV commissione di palazzo Madama ha fatto proprio l’emendamento a firma Emilio Floris (Fi) che cambia l’impianto normativo italiano in materia di produzione di succhi di frutta. In base alle modifiche proposte da Floris, “le bibite analcoliche prodotte in Italia e vendute con il nome dell’arancia a succo, o recanti denominazioni che a tale agrume si richiamino”, devono avere un contenuto di succo di arancia “non inferiore a 20 g per 100 cc (20 grammi per 100 centimetri cubi, ndr) o dell’equivalente quantità di succo di arancia concentrato o disidratato in polvere”, e non più un contenuto minimo (e comprensibile a tutti) pari al 20% come previsto fino a ieri.
A quanto pare, in termini pratici cambia poco. L’intenzione del legislatore è quella di rendere più stabile la concentrazione minima di frutta vera nei succhi, dato che la quantità percentuale non è mai fissa in termini assoluti in quanto dipende dalle “dosi”. Il 20% di un litro rappresenta 20 centilitri, il 20% di mezzo litro rappresenta 10 centilitri, mentre 20 grammi per centimetri cubi rappresentano, secondo questo legislatore, un valore fisso più chiaro, a prescindere dai volumi della confezione. Le associazioni dei produttori fanno presente che con questa nuova dicitiura “si gioca sul peso specifico” della frutta, e in termini pratici 20 grammi per 100 cc potrebbe significare una riduzione della quota obbligatoria di frutta dal 20% al 19%. Si tratta, dunque, di “cambiamenti minimi”, ma sempre a danno del consumatore. Comunque, prima di pareri definitivi, i produttori attendono il completamento dell’iter legislativo. Il testo, approvato in commissione Politiche dell’Unione europea, dovrà ora essere votato in Aula, per poi tornare alla Camera. Lì, a marzo, il Pd si spaccò proprio sulla parte della “Legge europea” relativa alla quota minima di frutta nei succhi. I parlamentari proposero l’aumento della soglia minima, ma il governo diede parere negativo.