Dopo anni di ammonimenti ai governi a mettere in pratica gli impegni assunti a Bruxelles, Mario Draghi oggi ha detto “basta”: se non siete capaci di far qual che dovete è ora che cediate a Bruxelles la sovranità sulle riforme strutturali. Ne ha anche per l’Italia il presidente della Banca centrale europea dopo la riunione del Consiglio dell’istituto: manca un impegno “sufficiente” a fare le riforme, anche per questo gli investimenti privati non arrivano.
“E’ probabilmente giunto il tempo di iniziare a condividere la sovranità a livello europeo anche per quanto riguarda le riforme strutturali”, ha detto Draghi, sottolineando la necessità di “fare sul piano delle riforme strutturali quello che è stato fatto a livello di bilancio”. Secondo il capo della Bce “una delle componenti del basso Pil italiano è il significativo debole livello degli investimenti privati, nonostante una ripresa dei consumi”, causato da “incertezza e la mancanza di riforme strutturali che non sono condotte con sufficiente impegno” e che rappresenta “un freno molto potente che scoraggia gli investimenti”, che hanno bisogno di vedere “passi avanti su mercato del lavoro, nella giustizia civile e nella concorrenza”. Attenzione, avverte poi, e qui sembra davvero stufo degli attacchi ricevuti da governi inerti che scaricano su Francoforte le loro responsabilità: “Non c’è niente che la politica monetaria possa fare” per sopperire alle mancanze degli stati. Invece “i Paesi che hanno fatto programmi convincenti di riforma strutturale stanno andando meglio, molto meglio di quelli che non lo hanno fatto o lo hanno fatto in maniera insufficiente”.
Dunque restano “rischi al ribasso sulla crescita” nell’Area euro, evidenzia Draghi, secondo il quale “i rischi geopolitici (e qui il riferimento è anche alla crisi con la Russia, ndr) hanno il potenziale di incidere negativamente sulla crescita”, come, ovviamente fanno anche “le riforme strutturali insufficienti di fronte a una domanda interna più bassa del previsto”.
Lavorino allora i governi sulle riforme strutturali, che “vanno focalizzate sullo stimolo degli investimenti e la creazione di posti di lavoro”. La politica monetaria darà una mano e “resterà accomodante” e la previsione di “tassi sul livello attuale per un lungo periodo”, anche perché “gli indicatori confermano che la ripresa nell’Area dell’euro resta moderata ma disomogenea”.
L’inflazione nei paesi della moneta unica “resterà debole prima di risalire nel 2015 e nel 2016” e il Consiglio della Bce “è unanimemente determinato” a usare anche misure non convenzionali, se necessario, dice Draghi, convinto che “gli interventi riporteranno l’inflazione verso l’obiettivo del 2%”.