I leader europei hanno commemorato oggi a Liegi e a Mons i cento anni dall’inizio della prima guerra mondiale. Anche allora era un lunedì.
Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso questa mattina ha partecipato alla commemorazione dell’invasione tedesca del Belgio al Memoriale inter-alleato a Liegi, insieme con i leader provenienti da 83 paesi, tra cui re belga Philippe, il presidente tedesco Gauck, il presidente francese Hollande, il re Filippo IV di Spagna, il presidente austriaco Fischer, presidente irlandese Higgins, presidente bulgaro Plevneliev, il presidente romeno Băsescu e il Presidente maltese Coleiro Preca. La Gran Bretagna è stata rappresentata dal duca e la duchessa di Cambridge William e Kate. Per l’Italia era presente il presidente del Senato Piero Grasso. Nel pomeriggio Barrso ha partecipato alla cerimonia commemorativa presso il Cimitero militare Saint-Symphorien di Mons, dove era presente anche il primo ministro britannico David Cameron. È in questo cimitero che riposano le spoglie del primo soldato britannico ucciso durante la grande Guerra, John Parr, e dell’ultimo, George Ellison, abbattuto l’11 novembre 1918, solo un’ora e mezza prima della firma dell’armistizio che ha posto fine alle ostilità.
La cerimonia di questa mattina a Liegi è iniziata con dodici colpi di cannone a salve, uno per ciascuno dei 12 forti che, 100 anni fa, stavano per essere travolti dalla forza dell’esercito invasore tedesco. Poi una bimba ha offerto un palloncino bianco al re dei belgi Filippo, e la liberazione in aria di questo ha dato il via a migliaia di altri palloncini nei colori di tutti gli 83 paesi inviati alla cerimonia. Liegi, che è molto vicina al confine tedesco, è stata la prima città ad essere travolta, in una modesta battaglia che fu sono l’inizio della guerra forse più malgestita della storia, con i comandanti più incompetenti che mai si siano visti e dei governanti altrettanto non all’altezza della situazione. Alla fine di quei quattro anni i morti furono altre dieci milioni. A Liegi ne morirono ben mille solo nel primo paio di giorni. Il re Filippo ha ricordato che quella guerra “ha riunito persone di paesi diversi sotto un’unica bandiera: la bandiera della sofferenza”.
Ora si vive in pace in quasi tutta Europa, ma il presidente francese Hollande ha sottolineato l’importanza dei legami che hanno tenuto l’Europa in pace dalla fine della seconda, ancora più terribile guerra: “Il rischio ora è che possiamo riscoprire quegli egoismi nazionali, quei populismi, quelle xenofobie. Ecco perché l’Europa deve continuare a muoversi, non può stancarsi, e soprattutto non deve mai stancarsi della pace “.
Il presidente tedesco Gauck è stato molto più schietto, parlando della invasione del Belgio realizzata dall’esercito del suo paese “del tutto ingiustificata”…” fu il trionfo del nazionalismo estremo su empatia e di un propaganda che non conosceva limiti”. La guerra, ha detto Gauck. “ci ha insegnato una lezione terribile. Mostriamo, non solo attraverso la nostra commemorazione e ricordo, ma anche attraverso le nostre azioni nel presente e il futuro, che abbiamo veramente imparato la lezione”.
Il principe William ha parlato della necessità di rimanere vigili. “Gli eventi in Ucraina testimoniano che l’instabilità continua a perseguitare il nostro continente, ma il fatto che i presidenti di Germania e Austria sono qui oggi, e che le altre nazioni, allora nemiche, sono anche qui, testimonia il potere della riconciliazione”.