Sulla candidatura di Federica Mogherini come Alto rappresentante per la politica estera europea Matteo Renzi passa all’attacco, e si trova subito un muro tirato su dai polacchi.
Da ieri le carte della nuova Commissione europea sono sul tavolo, tutti i paesi (tranne Belgio e Bulgaria che sono senza governo) hanno presentato i loro candidati, alcuni più di uno, e dunque si entra nel vivo della contesa. La pretattica è finita, ora lo scontro si fa duro. E non è uno scontro solo tra europei, ma c’entrano anche gli Stati Uniti e la Russia. L’aspetto che riguarda più da vicino l’Italia è chi andrà a fare l’Alto rappresentante. E’ una posizione che Renzi si è incaponito di avere nonostante che tutti gli altri grandi paesi dell’Unione cerchino di evitarla come la peste, dopo l’esperienza vissuta da Catherine Ashton, buttata in un mare troppo grande con un gommone senza remi. Ora Jean-Claude Juncker sta lavorando a rafforzare quel ruolo, come altri nella Commissione, tentando di organizzare dei cinque o sei “cluster”, con dei commissari “senior”, che possano coordinare le diverse aree seguendo una linea coerente. Probabilmente non ci riuscirà, nessun paese accetta di essere formalmente “junior” rispetto ad un altro. Certo se ci riuscisse quella che ora è di Ashton potrebbe essere una poltrona più ambita di quanto lo sia adesso, perché, probabilmente, potrebbe avere una vera autonomia. Ma i realtà sono i Trattati istitutivi dell’Unione che dicono che quello è l’unico membro della Commissione che non è indipendente dai governi, e dunque, a meno si indicare una personalità molto forte, quel ruolo continuerà a contare poco.
Però per qualcuno è invece interessante. Lo è per Renzi e lo è anche per Donald Tusk, il premier polacco, che ha indicato il suo ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski. E qui c’è uno scontro evidente, nel quale entrano anche altri interessi europei. Sikorski è uno stimato ministro, molto esperto, popolare e parecchio conservatore, molto ma molto anti russo. Che ambisca a quella posizione è noto da anni, ma la cattiva gestione della questione Ucraina, che è passata anche per le sue mani, ne ha indebolito la posizione. Poi nominarlo sarebbe proprio uno schiaffo a Mosca. Però scegliere lui offrirebbe ai socialisti la certezza di avere la presidenza del Consiglio Ue, posizione molto più prestigiosa e di potere di quella di Alto rappresentante. La questione Russia è anche centrale per Mogherini, che ben undici paesi osteggiano perché considerata troppo “filo russa”, e questo, in particolare nell’Europa dell’Est, è vista come una colpa grave. A Roma però si è deciso di insistere, sapendo bene che al momento in tasca non c’è nessuna certezza.
Renzi gioca solo questa carta? E’ difficile da credere, ma sembra di sì. “Perché tutti i paesi dell’Unione – si domanda la verde Monica Frassoni – presentano a Juncker alternative e l’Italia no? La tragedia e che a Renzi di politica estera non interessa nulla”. In effetti Juncker ha fatto sapere che “molte” cancellerie hanno offerto più di un nome oltre a quello ufficiale, per rendere possibile un negoziato più flessibile. Le caselle da riempire sono tante, ventisette, e quelle importanti cinque o sei, alle quali puntano i grandi dell’Ue: Energia, Affari Economici, Mercato Interno, Concorrenza, Commercio Estero, Agenda Digitale, sono le posizioni contese tra Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia (che gradirebbe anche l’Energia), Spagna, e anche Olanda e Finlandia.
Poi c’è, apertissima, la questione di genere: al momento le donne candidate sono soltanto tre, un numero ridicolo sui ventotto commissari, tra i quali ora sono in nove. Il Parlamento ha detto con un atto formale che se non saranno almeno dieci non darà la fiducia alla nuova Commissione: basta questo a capire che i nomi che circolano non saranno quelli che effettivamente poi siederanno attorno al tavolo dell’esecutivo Ue, almeno quelli degli uomini. Juncker ha fatto sapere che lui lavorerà ad avere più donne, e questa è la prima difficile sfida che ha con gli Stati. Tempo ne ha: il prossimo appuntamento è al 30 agosto, quando i governi sceglieranno, si spera, Presidente del Consiglio e Alto rappresentante. Subito dopo il lussemburghese dovrebbe svelare i suoi incastri. Ma non c’è ottimismo sul rispetto delle scadenze.