Matteo Renzi ha rotto gli indugi ieri notte, e verso le 23 ha fatto partire questa lettera per il presidente eletto della Commissione europea: “Caro presidente, Cher Jean-Claude, desidero informarla che il governo italiano ha deciso di designare l’onorevole Federica Mogherini, attuale ministro degli Affari Esteri, come candidato al ruolo di alto rappresentante e vice presidente della Commissione Europea”.
Nel rispetto dei termini indicati dal presidente del Consiglio europeo dunque l’Italia ha presentato la sua candidatura per la commissione indicando anche una donna, cosa che in questo giro di nomine sembra piuttosto rara: solo tre candidati sui 17 scelti sono donne, e l’obiettivo è di averne almeno 10 su 28, anche per evitare un rigetto di tutta la compagine da parte del Parlamento, che ha chiesto che la questione “genere” sia affrontata assegnando alla componente femminile almeno un posto in più dei nove attuali.
Singolarmente Renzi non ha indicato Mogherini come candidata componente della Commissione, ma ha indicato per lei una posizione sulla quale a decidere non è Jean-Claude Juncker, ma, in base al Trattato di Lisbona, sono i governi. Dunque si resta in una situazione poco chiara, nella quale Renzi sembra voler imporre una scelta che non è al momento ancora condivisa da una decina dei suoi colleghi premier. Non perché ci sia una gara a ottenere quel posto, nessuno dei grandi paesi è interessato ad averlo, ma perché nonostante la scarsa influenza di quel commissario/alto rappresentante in particolare i paesi dell’ex blocco sovietico, più la Svezia, si sono esplicitamente opposti fino ad oggi alla nomina di Mogherini (e forse di ogni italiano) perché la posizione del nostro governo è giudicata troppo filo russa (anche se da un paio di settimane da Roma si è tentato di dare una sensazione diversa). Riserve sono state espresse, questa volta sul lato dell’esperienza internazionale di Mogherini, anche in Germania e da politici europei di varie famiglie, in particolare popolari.
Sarà dunque una battaglia ancora lunga per ottenere un posto di grande visibilità ma che potrebbe non essere la migliore scelta per avere una posizione influente sulle politiche dell’Unione.