Ore tredici : Bruxelles scotta. Il termometro oggi supera i trenta gradi e sui vetri del Parlamento Europeo il sole è riflesso leggero. Mi trovo in Place Luxembourg, di fronte al Parlamento, per assistere all’European Interns Day (Giornata Europea degli Stagisti), evento organizzato da una ventina e più di associazioni studentesche attive in Belgio ed in gran parte d’Europa. Lo scopo è quello di portare avanti una protesta contro la mancanza di stage di qualità e stimolare di conseguenza i nuovi Europarlamentari a lavorare nella direzione di un miglioramento. Il clima è quello di una giornata di festa, una trentina di giovani sono già nel piccolo prato nel mezzo della piazza intenti a sistemare i loro banchetti con volantini e buon umore. Vuoi perché già Venerdì, vuoi per il sole – ospite saltuario qui in Belgio nonostante l’estate, quasi nessuno si è ancora presentato per l’evento se non gli organizzatori stessi. Un senzatetto dorme all’ombra della statua che si trova al centro della piazza, Place Lux o Plux per i locali, incurante del suo motto “Workand intelligence”.
Sulle note di Bob Marley che animano l’atmosfera decido di andare a comprare qualcosa da mangiare al primo Carrefour. Torno all’una e trenta per l’inizio della presentazione dei vari organizzatori della giornata. “No woman no cry” di sottofondo, si inizia : una trafila di accenni allo stato precario degli stagisti a livello Europeo, che non risparmia neppure Bruxelles, nonostante questa sia la capitale della cosiddetta “bolla europea”, centro per eccellenza di organizzazioni internazionali, ONG, Think Tank e via dicendo. Si continua parlando dello spreco di potenziale dei milioni di giovani attualmente disoccupati (quasi5.5 considerando solamente gli under 25) e della necessità di ribellarsi agli stage non pagati e senza contratto alcuno. Come per una forma di arresa solidarietà, il senzatetto è ora intento ad aprire una bottiglia di vino. Passo davanti ai vari stand e parlo con alcuni degli organizzatori. Uno dei loro obiettivi principali è quello di creare un “Quality Label” per gli stage, una piattaforma dove gli stagisti possano valutare la loro esperienza in base a sette diversi criteri, tra i quali la possibilità di apprendere o di approdare nel mondo lavorativo in seguito allo stage, la remunerazione, il contratto eccetera. Così facendo, i promotori di questa iniziativa vorrebbero essere d’aiuto a coloro che sono alla ricerca di uno stage indirizzandoli verso le migliori compagnie che offrono questo tipo di esperienza e allo stesso tempo puntare il dito contro chi non rispetta i criteri menzionati, sottovalutando i propri stagisti e permettendo loro solamente di perfezionare la loro abilità nel preparare caffè per i superiori.
Questa forma di esperienza è diventata ormai obbligatoria per la maggior parte dei neolaureati, un rito di passaggio dei giorni nostri, motivo per il quale è fondamentale che questo permetta a chi lo stia svolgendo di integrare competenze pratiche alla teoria appresa tra i banchi dell’università. Quattro milioni e mezzo ogni anno, dicono i numeri,già alle prese con gli stage, non pagati il 59% delle volte, 40% di loro senza nessun contratto e 30% senza alcun contenuto di apprendimento. Alle due di pomeriggio Bruxelles raggiunge i 34 gradi, l’attenzione cala, tutti siamo contenti di lasciare la piazza e continuare con la seconda parte della giornata dentro il Parlamento. Dietro di noi rimane solo un cartello riportante “Give me a salary” (“Dammi uno stipendio”) appoggiato alla statua : il personaggio ritratto volta lo sguardo al cartello. Coincidenza? Bah…andiamo dentro, c’è l’aria condizionata!Mentre aspetto per i soliti controlli prima che ci sia permesso di accedere alla sala dove una conferenza sarà tenuta sul tema (nota a parte : aveva ragione chi una volta mi ha detto che è più facile passare i controlli in un aeroporto che nelle istituzioni europee… Allez!), penso al fatto che in fin dei conti è mancato qualcosa alla giornata.
Tutti i presenti, me compreso, hanno avuto, hanno o avranno uno stage nei prossimi mesi, molti già lavorano o sono membri, alcuni presidenti, di varie associazioni. Mentre è vero che lavorano per permettere a chi non ha ancora avuto questa opportunità di poterne trarre vantaggio in futuro, la scarsa (sempre che ve ne sia stata alcuna) partecipazione e il coinvolgimento non abbastanza efficiente di studenti che più avevano bisogno di questo evento non mi può lasciare indifferente. Nella capitale europea dello stage mi sarei aspettato maggior interesse verso l’iniziativa. La questione principale e’ sempre la stessa : “Stage, #perchéiono?”. Una volta nel Parlamento, siamo accolti da Androulla Vassiliou, Commissaria Europea per l’Educazione e la Cultura durante il quinquennio 2009-2014. Il suo discorso rimane molto formale sebbene voglia confermare l’impegno della Commissione Europea e dell’UE intera ad accogliere e sostenere iniziative come quella svoltasi oggi e lavorare per migliorare la difficile situazione dell’occupazione giovanile. Come quasi sempre in casi del genere, le domande del pubblico, più numeroso nella seconda parte della giornata, sono più interessanti e meno formali. Si parla di stage come meccanismo integrante del sistema di classe che potenzialmente sono diventati l’istruzione e il mercato di lavoro, in quanto precludono pari opportunità di accesso.
Chi non può contare sul contributo dei propri genitori per mantenersi e quindi non può accettare uno stage sottopagato (o non pagato affatto) perde de facto la possibilità in molti casi di inseguire il proprio sogno – guadagnare esperienza presso organizzazioni e compagnie internazionali. Il 16 Luglio,durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo svoltasi a Strasburgo, Mircea Diaconu, Parlamentare Europeo e famoso attore in patria Rumena, ha detto : “A mio parere – e non solo mio – l’equazione della felicità, dell’appagamento nella vita è il rapporto tra ciò che si pensa di poter fare e ciò che si sa fare veramente”. Durante la stessa sessione, il Parlamento ha adottato una comune risoluzione sul tema della disoccupazione giovanile. Conoscendo il processo decisionale a livello europeo e nazionale nei ventotto stati membri, la strada sarà lunga prima che questa diventi un concreto strumento che possa influire positivamente sul trend negativo della disoccupazione. A fine giornata rimane la volontà di diffondere e migliorare iniziative come l’European Interns Day, ferma restando la convinzione che la mia non sia una generazione perduta di per sé. Nessuna generazione ha prima di noi avuto tanto potenziale, parlato tante lingue e preparato tanti bagagli, pronti a inseguir i propri obiettivi oltre il confine se necessario. Se ci troviamo in questa situazione e ne sopportiamo le conseguenze, ci deve essere chiaro che possiamo sempre fare qualcosa per cambiare il sistema che ci ha portati qui. Il cambiamento passa per porte diverse, difende diverse cause ma riconosce l’impegno.
A fine conferenza, il sole picchia ancora. Dopo piani e piani, infiniti piani di scale mobili, esco e mi ritrovo nel sorriso della mia ragazza.