Prima di tutto occupazione giovanile, ma anche attenzione alla dimensione sociale dell’Unione europea, provata dopo una “crisi economica e finanziaria che ha prodotto gravi conseguenze anche in termini di povertà”. Su questo si concenterà la presidenza italiana nel corso del suo semestre di guida dell’Ue nel settore lavoro e politiche sociali. Ai deputati europei che la settimana scorsa lo hanno ascoltato in audizione, il ministro del lavoro italiano, Giuliano Poletti ha spiegato che è già stato cominciato, nel corso del consiglio informale della settimana scorsa a Milano, il dibattito relativo agli “stabilizzatori automatici”, esplorando anche “le condizioni per l’istituzione di uno schema di sussidio di disoccupazione europeo”. La discussione, ha specificato Poletti, “ha creato una prima vera occasione di confronto intorno alle varie opzioni possibili e ha inteso valutare anche l’impatto dell’istituzione di un tale meccanismo di stabilizzazione sull’efficacia complessiva delle politiche del lavoro e sulla convergenza tra gli Stati membri”. Una riflessione che sarà continuata.
Nel corso del semestre l’attenzione italiana, è tornato ad assicurare Poletti, sarà incentrata su crescita e occupazione, a partire da quella giovanile “una delle principali sfide per l’Europa”. Per prima cosa, secondo Poletti, è necessario “garantire qualità e sostenibilità finanziaria alla Garanzia Giovani” trasformandola in una “strumentazione di carattere strutturale” e poi focalizzarsi sulle “politiche macroeconomiche capaci di generare occupazione”. È quanto si farà in occasione del terzo vertice sull’occupazione giovanile che, dopo Berlino e Parigi, si svolgerà in Italia alla fine del semestre italiano.
Nel combattere la mancanza di lavoro per i più giovani, secondo Poletti, può essere molto utile andare avanti con un dossier già sul tavolo e cioè quello “sulla rete europea dei servizi per l’impiego, Eures”. Per il ministro italiano uno strumento riformato “potrebbe contribuire alla lotta contro la disoccupazione in Europa, in particolar modo quella giovanile” visto che “i giovani hanno un’elevata propensione alla mobilità”. Ma non bisogna guardare solo ai giovani: per Poletti occorre non perdere di vista nemmeno “lotta alla disoccupazione di lunga durata e occupazione femminile”.
Ma l’Italia, promette Poletti, non trascurerà nemmeno la lotta alla povertà visto che “la crisi ci ha allontanato dall’obiettivo di ridurre di 20 milioni il numero delle persone povere ed escluse socialmente entro il 2020”. E poi focus sull’economia sociale “ancora marginale nelle agende politiche nazionali e nell’agenda europea”, quando invece “è un tema cruciale per le potenzialità in termini di creazione di lavoro e di sostegno al welfare”. In questi sei mesi la presidenza italiana approfondirà anche il tema “crescita verde”, visto che, è convinto Poletti, “ci sono potenzialità non pienamente esplorate in termini di creazione di occupazione” ma anche “rischi legati alla transizione verso un’economia più verde, che vanno attentamente monitorati”.
L’Italia spera di riuscire a procedere speditamente anche su un altro versante, la lotta al lavoro sommerso, “un fenomeno che richiede ancora grossi sforzi sia sul lato della prevenzione sia sul lato del contrasto” e che “ha ripercussioni gravi innanzitutto sulle condizioni di lavoro delle persone, ma anche sulla concorrenza leale, sul dumping sociale e sui bilanci pubblici”. In questo senso una proposta già c’è, adottata dalla Commissione lo scorso aprile, per istituire una piattaforma europea per rafforzare la cooperazione tra Paesi e contrastare più efficacemente il fenomeno. “In Consiglio il lavoro sta procedendo in maniera molto costruttiva”, assicura Poletti, che si dice anche “piuttosto ottimista sulla possibilità di raggiungere già in ottobre un orientamento generale”.