“Costruire uno stato illiberale”, che prenda esempio da Paesi come Russia, Cina o da quegli Stati che “non sono liberal-democrazie e forse neanche democrazie, ma sono di successo”. Se fino ad ora avevano parlato le azioni del suo governo, ora il premier ungherese, Viktor Orban annuncia apertamente il suo progetto per il Paese: “Io non penso che la nostra adesione all’Ue ci precluda la possibilità di costruire un nuovo stato illiberale su fondamenta nazionali”, ha chiarito durante un discorso tenuto in una città rumena abitata per lo più da cittadini di cultura ungherese (non una chiacchierata informale ma una vera dichiarazione d’intenti riportata anche sul sito del governo ungherese).
Una chiara sfida ai valori democratici su cui l’Europa è costruita, quella lanciata da Orban, ma davanti a cui Bruxelles resta a guardare senza fare una piega. Non una parola dal Partito popolare europeo, di cui Fidesz (lo schieramento di Orban) fa ancora parte né dall’esecutivo europeo: “Non abbiamo alcun commento” al discorso del premier ungherese, risponde alle domande il portavoce della Commissione europea, Jonathan Todd. Davanti alle insistenze dei giornalisti si riesce a strappargli soltanto un timido: “L’Ungheria è uno Stato membro firmatario dei trattati che chiedono di rispettare i valori democratici e sulla base di questo discorso non crediamo che abbia intenzione di venire meno a questi obblighi”.
Sarà. Fatto sta che le parole di Orban sono state precedute da diverse avvisaglie che forse dovrebbero farne riconsiderare il peso. Negli ultimi anni, Orban ha già modificato profondamente la Costituzione in senso autoritario (limitando pesantemente la libertà d’espressione, annullando i poteri di controllo della Corte Costituzionale, autorizzando di fatto i processi politici, solo per citare alcune misure). Il governo ha poi cambiato lo statuto della Banca centrale, suscitando anche le critiche dell’Ue e ha emanato una legge sui media che ha suscitato proteste da ogni parte e che è stata inasprita ancora appena pochi giorni fa. La maggioranza di Orban controlla il Parlamento con più di due terzi dei seggi e già in passato il premier ha dimostrato di non farsi scrupoli nell’utilizzare questa forza politica per plasmare le istituzioni secondo la sua idea.
E la sua idea, a quanto sembra, è che lo stato ideale sia quello “illiberale”, come dimostrato da modelli di successo come Russia, Turchia e Cina. La crisi economica, ha spiegato Orban, ha dimostrato che “gli stati liberal-democratici non possono rimanere competitivi”. Oggi, ha dichiarato nel suo discorso il premier ungherese, “il mondo sta cercando di capire quei sistemi che non sono occidentali, non sono liberaldemocrazie e forse neanche democrazie, che però sono di successo”. La strada che seguirà l’Ungheria di Orban è quella di “una società basata sul lavoro che, per le sue caratteristiche, non è liberale in natura”. Una strada che sarà perseguita “separandoci e rendendoci indipendenti dai dogmi e dalle ideologie accettate in Europa occidentale”.