Un Frontex più forte, con più uomini e più fondi, che assorba e sostituisca Mare Nostrum, un’Europa che cominci a fare il proprio dovere già nei paesi d’origine, una cooperazione più forte tra politica interna e politica estera. In questa direzione, nel corso del semestre appena iniziato, la presidenza italiana tenterà di spingere l’Europa ad affrontare la questione immigrazione. Ad illustrare le priorità dell’azione italiana, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano nel corso di un’audizione nella commissione Libertà civili al Parlamento europeo. “Abbiamo due obiettivi, entrambi difficili”, ha sintetizzato Alfano al termine dell’incontro coi deputati: “Il primo è avere un’Europa che sia lì, in Africa a fare il proprio dovere nei paesi di origine e transito dei migranti: se li blocchiamo lì attraverso un’azione europea saremo in grado di fermare i migranti illegali e organizzare la presenza in Europa dei profughi, di quelli che scappano da guerre e persecuzioni”. Altra priorità è quella di riformare Frontex, l’agenzia comunitaria che si occupa del coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne, per farne “il vero giocatore strategico sul Mediterraneo e su tutte le frontiere”.
L’obiettivo è “fare sì che Mare Nostrum chiuda e venga sostituito da Frontex”. Cioè ci deve essere una “riorganizzazione complessiva del presidio della frontiera”. Per questo però, è ben consapevole Alfano, “serve una decisione politica degli stati membri che riguardi anche un di più di investimenti perché con una agenzia che ha pochi soldi non si può raggiungere questo obiettivo”. Si tratta, ha instito il ministro dell’Interno, di misure urgenti: “Crediamo siano urgenti interventi immediati per fare si che ci siano risultati di immediato impatto oltre che attività di medio e lungo periodo”.
Utile per arrivare al risultato può essere anche la figura del nuovo commissario europeo per l’immigrazione, figura che il nuovo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker ha garantito di voler istituire ma, ha specificato Alfano, “a condizione che abbia i poteri”. Il responsabile comunitario per l’immigrazione, ha chiesto, “non può essere una figurina vuota di potere”. Deve invece “essere un ruolo strategico e per esserlo è indispensabile che abbia risorse, mezzi, uomini strutture e un forte potere di coordinamento perché il problema non è più da ministro degli Interni, è da ministro degli Esteri che si connette per l’accoglienza ai ministri dell’Interno”.
Ma a parte il lavoro del futuro commissario, serve la volontà degli stati membri a lavorare insieme. La storia, insiste Alfano, “non ricorda una confederazione di stati che abbia cancellato le frontiere interne come noi abbiamo avuto la forza di fare con Schengen e poi non abbia presidiato frontiere esterne. Cancellando le frontiere interne abbiamo assunto questo dovere”. L’Europa, insomma, non può compiere il rischio di rimanere una “grande incompiuta dove prevalgono gli egoismi nazionali” perché in questo modo non potrà mai “svolgere il ruolo che le spetta nel mondo”.
Ma in questi mesi, si è impegnato Alfano, l’Italia non lavorerà solo sull’immigrazione e sul “completamento di un sistema europeo di asilo”. In agenda ci sono anche “la lotta alla corruzione e al terrorismo”, la battaglia “contro i reati d’odio, la discriminazione e la violenza di genere”. E ancora la cyber security su cui, ha garantito il rappresentante dell’esecutivo italiano, “impegneremo molto del nostro tempo” e poi la protezione civile e la prevenzione delle catastrofi. Il periodo “sarà intenso e di grande responsabilità” ma, ha assicurato Alfano “siamo sicuri che saremo in grado di dare il nostro contributo nella direzione di un’Europa più sicura e più libera”.