I paesi membri saranno liberi di decidere se coltivare o meno organismi geneticamente modificati sul proprio territorio. Il consiglio Ue si è espresso a favore della proposta di nuova direttiva in materia di Ogm, approvando in prima lettura il testo che ora la presidenza italiana dovrà negoziare con il Parlamento europeo a inizio autunno. Il testo proposto dalla Commissione intende sanare una situazione di vuoto legislativo: in assenza di esplicite indicazioni comunitarie in materia, fino a oggi gli stati membri hanno adottato politiche nazionali in materia di Ogm. Più di un paese ha fatto ricorso alle clausole di salvaguardia, procedure d’urgenza che – in caso di pericolo per l’ambiente e la salute pubblica – permettono di sospendere la coltivazione e l’immissione sul mercato dei prodotti transgenici. Nel corso degli anni a più riprese si sono espresse contro la proposta di coltivazione di mais transgenico Austria, Bulgaria, Cipro, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Polonia, Slovenia e Ungheria, che hanno chiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia. La Commissione ha quindi deciso, dopo anni di assenza di armonizzazione legislativa, di porre rimedio presentando la proposta di direttiva che riconosce agli stati membri la possibilità di decidere se coltivare o no Ogm.
L’accordo sul testo i paesi membri lo avevano raggiunto già a giugno, ma l’approvazione formale dei ministri è giunto solo la settimana scorsa al termine del consiglio Affari generali a guida italiana. Proprio l’Italia dovrà cercare di trovare un accordo con il nuovo Parlamento alla ripresa dell’attività legislativa dopo la pausa estiva. Un compito agevole solo sulla carta: il vecchio Parlamento aveva espresso osservazioni critiche sulla proposta promettendo battaglia, ma il rinnovato organismo non sarà certo pronto a consensi unanimi. I gruppi Gue e Verdi/Ale non hanno inclinazioni pro-Ogm, e nel gruppo Efdd la delegazione dei Cinque Stelle si posiziona con i contrari. Inoltre gli Ogm non è un tema su cui i gruppi più grandi – Ppe, S&D e Alde – non trovano intese, e dunque procederanno sciolti e in ordine sparso. La preoccupazione principale dietro alla proposta legislativa approvata dall’Ue è che concedendo flessibilità ai paesi membri, e dunque la libertà di decidere, si apra la possibilità di coltivare organismi geneticamente modificati in Europa, cosa finora non permessa (i paesi Ue importano Ogm ma non li producono). Insomma, il testo di legge viene visto dai critici come uno strumento che da una parte dimostra l’incapacità dell’Ue di prendere una decisione chiara su un tema delicato come gli Ogm, e dall’altro come uno strumento in realtà per aprire la porta al transgenico. L’Italia intende andare avanti, ma alla presidenza di turno non sembra spettare un compito agevole.
“L’Italia è libera di non coltivare Ogm come ha fatto fino ad ora e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) che si oppongono al biotech nei campi”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare la formalizzazione dell’accordo. “Spetterà ora – ha sottolineato – alla presidenza italiana di turno dell’Ue perfezionare la procedura, ufficializzando quella che è una svolta profonda nel quadro normativo europeo”.