“Fine della corsa. Dopo tre mesi di lotta, ci sono riusciti: hanno ucciso l’Unità”. Il Comitato di Redazione dell’Unità emette una dura (e triste) nota dopo che i liquidatori di nuova iniziativa Editoriale spa, società editrice del quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924, hanno comunicato che il giornale sospenderà le pubblicazioni dal primo agosto. “I lavoratori sono rimasti soli a difendere una testata storica”, aggiunge il Cdr nel comunicato. “Gli azionisti non hanno trovato l’intesa su diverse ipotesi che avrebbero comunque salvato il giornale. Un fatto di gravità inaudita, che mette a rischio un’ottantina di posti di lavoro in un momento di grave crisi dell’editoria. I lavoratori agiranno in tutte le sedi per difendere i propri diritti”.
“Al tempo stesso”, aggiungono i rappresentanti dei lavoratori dell’Unità, “con la rabbia e il dolore che oggi sentiamo, diciamo che questa storia non finisce qui. Avevamo chiesto senso di responsabilità e trasparenza a tutti i soggetti, imprenditoriali e politici. Abbiamo ricevuto irresponsabilità e opacità. Questo lo grideremo con tutta la nostra forza. Oggi è un giorno di lutto per la comunità dell’Unità, per i militanti delle feste, per i nostri lettori, per la democrazia. Noi continueremo a combattere guardandoci anche dal fuoco amico”.
“E’ sorprendente che il Pd non sia riuscito a trovare una soluzione per L’Unità: avrebbe almeno potuto appoggiare il progetto di Fago”, socio di maggioranza della Nie in liquidazione, che aveva proposto di affittare e poi acquistare il ramo d’azienda. Accusa Luca Landò, direttore del quotidiano.
“Oggi è il giorno della verità”, aveva scritto stamane lo stesso cdr. “Il giorno in cui i soci della Nie e i liquidatori dovranno assumersi la responsabilità sul futuro del giornale. Ieri abbiamo avuto un ulteriore incontro con i rappresentanti dell’Editoriale Novanta. In questo incontro è emersa la concreta possibilità di aprire un confronto costruttivo per una rapida conclusione delle intese necessarie a garantire la continuità aziendale, la salvaguardia dei livelli occupazionali e il pagamento delle spettanze arretrate dei lavoratori”.
“In questi mesi”, continuava la nota del Cdr, “pur non ricevendo stipendi, abbiamo garantito l’uscita in edicola de l’Unità, tutelando così il patrimonio della testata e il rapporto con la comunità dei nostri lettori. Lo stesso senso di responsabilità chiediamo oggi a chi è chiamato a prendere decisioni che riguardano la vita del quotidiano fondato novant’anni fa da Antonio Gramsci”.