Nel difficile negoziato per la formazione della prossima Commissione europea c’è un portafoglio che è fatto a pennello per l’Italia di Matteo Renzi. E’ un portafoglio pieno di contenuti, che guarda, per sua natura, al futuro, che è già da anni post-rottamazione e che gioca un ruolo decisivo nella crescita europea, pur senza essere “delicato” e politicamente sensibile come altri. E’ il portafoglio dell’Agenda Digitale, dell’innovazione insomma, della Ict, di internet, della rete. Sembra disegnato sulla “politica nova” di Renzi.
E’ una posizione che offre enorme visibilità (l’attuale commissaria, l’olandese Neelie Kroes, è quella che ha indissolubilmente legato il suo nome al taglio delle tariffe di roaming, ad esempio), ma anche grandi contenuti, con sfide decisive per la crescita economica dell’Italia e di tutta Europa. Non c’è la corsa a prendere questo posto, si punta ai portafogli “tradizionali”, che sono ovviamente importantissimi, ma dove non si può “fare la differenza”, comn Renzi vorrebbe, e come non avrebbe mai potuto fare inviando una pur brava ma fragile Federica Mogherini sulla poltrona di Alto Rappresentante. E’ una posizione, quella all’Agenda, dalla quale si può parlare liberi da (troppi) vincoli diplomatici, nella quale si può dire, senza che nessuno possa contestare che, ad esempio, “siamo indietro e molto c’è ancora da fare e lo faremo innervando tutta l’Unione perché funzioni come un efficiente e produttivo meccanismo unico a sostegno della crescita e dell’occupazione”. E’ un posto per fare politica di “populismo buono”, ma anche per incidere davvero sulle linee di sviluppo.
Quel commissario (che potrebbe e dovrebbe essere anche un vice presidente, come ora è Kroes) è dentro a tutte le politiche di sviluppo che l’Unione penserà, avrà un ruolo da protagonista in quei 300 miliardi di progetti che Jean-Claude Juncker vuol lanciare entro febbraio, ma lo ha anche nelle politiche sul cambiamento climatico, sulla nuova criminalità informatica, nella salvaguardia del patrimonio culturale, nella medicina elettronica, nell’alfabetizzazione informatica dei giovani (e dunque istruzione, punto centrale nei programmi di Renzi) e ovviamente nella telefonia, in internet e in tutti quanto nel negoziati si riuscirà a metterci dentro: ad esempio perché non anche Galileo, il sistema di navigazione satellitare gestito da Antonio Tajani fino a ieri e oggi da Ferdinando Nelli Feroci?
E’ una posizione importante, insomma, che, se la chiediamo, non ce la possono negare dopo che gli altri “grandi” hanno già fatto le loro prime scelte (e le hanno fatte e rese note molto prima dell’Italia, tra l’altro). E’ una battaglia che Renzi e Sandro Gozi possono fare e possono vincere.