Per il momento arrivano nuovi nomi, di 15 persone e 18 entità, che vanno ad aggiungersi alla lista nera di coloro che l’Unione europea ha deciso di sanzionare per la crisi ucraina. Ma nel frattempo prosegue il lavoro per il vero cambio di passo, quello che arriverà con l’avvio della cosiddetta “fase tre”, le sanzioni economiche a lungo rimandate che, secondo la proposta avanzata dalla Commissione europea agli Stati membri, dovrebbe colpire duramente le banche russe, portare ad un embargo sulle armi e allo stop dell’export di “tecnologie sensibili” utili allo sviluppo di settori chiave dell’economia russa, tra cui quello energetico.
Per adesso il Coreper (la riunione degli ambasciatori degli Stati membri presso l’Unione europea) ha allungato la lista dei sanzionati, che fino ad ora comprendeva 72 persone, secondo i “criteri rafforzati” adottati dal Consiglio affari esteri della scorsa settimane. I nuovi nomi (15 persone, 9 società e 9 istituzioni) saranno resi noti soltanto dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue che è annunciata per “la sera del 25 luglio”. Si tratta però soltanto di un primo passo del nuovo e più duro approccio degli Stati hanno deciso di mettere in atto contro la Russia dopo la tragedia dell’aereo di linea della Malaysia Airlines abbattuto con la morte di 298 civile.
Il resto del lavoro, che continuerà da domani, si muove su altri due binari. Il primo e più rapido sarà un ulteriore allungamento della lista dei sanzionati per includere anche oligarchi e persone della cerchia più stretta del presidente russo, Vladimir Putin. Le conclusioni stilate dai responsabili delle diplomazie dei Ventotto li hanno definiti come “persone o entità che forniscono attivamente un sostegno materiale o finanziario ai dirigenti russi responsabili dell’annessione della Crimea o della destabilizzazione dell’Ucraina orientale ovvero che traggono vantaggio dagli stessi”. Per poterli colpire, già oggi gli ambasciatori hanno allargato ulteriormente la base per le sanzioni, i nomi arriveranno più avanti ma questa fase potrà essere condotta ancora a livello di Coreper. A richiedere più tempo ed una nuova approvazione politica da parte degli Stati membri, sarà invece la vera svolta: il passaggio, a lungo rimandato, alle sanzioni che andranno a colpire più direttamente gli interessi economici russi.
Gli ambasciatori hanno iniziato oggi il lavoro sul “pacchetto di ulteriori misure restrittive significative”, chieste dal Consiglio affari esteri, basandosi sulla proposta avanzata dalla Commissione europea. L’idea dell’esecutivo Ue sarebbe quella di colpire duramente soprattutto le banche russe. Una delle misure consisterebbe nel proibire a cittadini e compagnie europee di acquistare titoli e altri strumenti finanziari a più di 90 giorni, rilasciati da istituzioni finanziarie russe detenute per oltre il 50% dallo Stato. Questi strumenti, secondo la Commissione, non dovrebbero poter essere acquistati nel sul mercato primario né secondario.
L’esecutivo Ue suggerisce poi anche di procedere a un embargo sulle armi. Nonostante, in questo settore, l’import dell’Ue sia molto superiore all’export, almeno in termini di valore economico. L’import dei Ventotto vale 3.2 miliardi, mentre il nostro export verso Mosca circa 300 milioni. Le licenze di esportazioni sono competenza degli Stati membri ma l’esecutivo Ue potrebbe introdurre criteri di armonizzazione. Le decisioni politiche spettano comunque agli Stati membri che potrebbero ad esempio decidere di introdurre clausole di salvaguardia per i contratti firmati prima di una certa data, da applicare tanto all’import quanto all’export. A mettersi di traverso, su questo punto, potrebbe essere la Francia, che ha in ballo una commessa per la vendita di due navi da guerra a Mosca, tutt’ora confermata nonostante la situazione politica.
Secondo l’esecutivo Ue si può ragionare anche su uno stop per l’export verso la Russia di tecnologie “dual use”, prodotti normalmente usati per scopi civili ma che possono avere anche applicazioni nel campo militare, come materiali speciali, computer o strumenti elettronici dalle elevate prestazioni. L’esecutivo comunitario propone anche di bloccare la vendita ai russi di quelle “tecnologie sensibili” dell’Ue, utili a Mosca per sviluppare alcuni dei settori più competitivi dell’economia, inclusa l’energia e la produzione di acciaio.
Quella dell’esecutivo Ue è soltanto una proposta su cui ragionare, il via libera politico deve arrivare dagli Stati membri: per questo sembra ormai certo che sarà necessario fissare, nei prossimi giorni, una riunione straordinaria o dei ministri degli esteri Ue o addirittura dei capi di Stato e di governo. Di sicuro serviranno molte ore di discussione per individuare un pacchetto di sanzioni economiche che suddivida equamente tra gli Stati membri le ripercussioni che, inevitabilmente, le “punizioni” sul versante economico per la Russia avranno anche per le compagnie europee. Le decisioni vanno prese all’unanimità ma sembra ormai che nessuno Stato membro, in assenza di alcuna risposta alle richieste europee di de-escalation, si opponga più all’idea di colpire Mosca anche economicamente. Si tratta solo di accordarsi sull come.