Da quando lo scandalo è scoppiato, ormai più di un anno e mezzo fa, la presenza di carne di cavallo non dichiarata nei prodotti a base di carne è fortemente diminuita. Sono incoraggianti gli ultimi dati presentati dalla Commissione europea sulla presenza di Dna equino in prodotti in cui di cavallo non dovrebbe esserci traccia. Il secondo round di test, condotto a partire da aprile di quest’anno, mostra una sensibile riduzione dei casi sospetti, rispetto alle stesse analisi condotte nel 2013, a scandalo appena esploso. Allora il 4,6% dei prodotti analizzati risultò positivo alla presenza di tracce di Dna equino, oggi la percentuale di prodotti irregolari è scesa allo 0,61%.
In tutto sono stati condotti oltre 2.622 test nei ventotto Stati membri più Norvegia, Islanda e Svizzera. Da ogni Paese sono stati presi in esame tra i 10 e i 150 campioni a seconda della dimensione della nazione. Di tutti i test, soltanto 16 sono risultati positivi alla presenza di tracce di Dna equino. Per la Commissione europea si tratta di un “miglioramento notevole”. Sui casi irregolari entreranno ora in campo le autorità dei diversi Stati membri con misure come ritiro dal mercato, tracciamento, rietichettatura o controlli supplementari e anche con le adeguate sanzioni.
“I risultati confermano che i nostri sforzi collettivi stanno portando frutti e che controlli accresciuti per scoprire le frodi alimentari stanno avendo un impatto reale”, commenta il commissario europeo alla salute, Tonio Borg. “Restaurare la fiducia dei consumatori e delle aziende europee nella nostra catena alimentare – è convinto il commissario – è vitale per la nostra economia, dato che il settore alimentare è uno dei più grandi settori economici dell’Ue”.