Noi “non andiamo in Europa a chiedere flessibilità, ci prendiamo quello a cui abbiamo diritto”. Sono parole di Matteo Renzi, pronunciate stamattina a Bergamo all’inaugurazione dell’autostrada Bre-Be-Mi (Brescia-Bergamo-Milano). Il presidente del Consiglio annuncia di voler mettere mano al Patto di stabilità, ma si riferisce a quello interno. Nella ricerca della ‘flessibilità già prevista dai trattati’ – formula che rappresenta un armistizio tra rigoristi e flessibilisti – Renzi ha individuato lo spazio per “una grande operazione sulle infrastrutture”, che “rimuovendo gli ostacoli” imposti dal Patto di stabilità interno, “può liberare 43 miliardi di euro”, consentendo a regioni e comuni di “spendere i soldi dove ci sono”.
Nessuna richiesta di cambiare le regole a livello comunitario, dunque. Almeno per il momento, perché di fatto l’idea è sempre presente nella testa dell’esecutivo. “Il patto di stabilità (quello europeo) non è arrivato da solo – ha detto Renzi – è stato concordato dai governi”. Ma nulla vieta agli stessi governi di poterne “discutere”.
Poi il premier ha bacchettato l’Ue sui salvataggi di alcuni stati. Negli ultimi anni, “l’Europa ha dato l’impressione di difendere il sistema del credito”, ha spiegato. “Sono stati fatti interventi in alcuni paesi come la Grecia – ha precisato Renzi – per salvare dei grandi istituti europei” che verso quei paesi “erano esposti”. Per il presidente del Consiglio è necessario evitare il ripetersi di aiuti alle banche. Per questo invita a monitorare la nuova immissione di denaro da parte della Bce. “A settembre arriveranno 300 miliardi”, che per il premier rappresentano “una grande opportunità per le imprese”. Secondo Renzi, “o siamo in grado di garantire che questi denari siano davvero al servizio dell’economia, o non usciremo mai dalla crisi”.