Per l’Italia l’allargamento è una priorità, per il resto d’Europa a quanto pare lo è un po’ meno e il dossier rischia di diventare uno tra i più delicati della presidenza di turno del nostro paese. Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, ribadisce in occasione del consiglio Affari generali che per l’Italia “la strategia dell’allargamento resta strategica”, e che dunque “ la presidenza si impegna per far progredire il processo, soprattutto per i Balcani occidentali, e si impegna a rivitalizzare il processo di allargamento della Turchia”. Una dichiarazione che stride con quelle uscite dalle altre istituzioni comunitarie nelle passate settimane. Il Parlamento europeo il capogruppo del Ppe, Manfred Weber, in occasione della prima riunione del nuovo Parlamento ha chiarito che per i popolari il processo di integrazione della Turchia è un capitolo chiuso, mentre il presidente eletto della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nel suo documento sulle priorità del suo programma, ha messo nero su bianco che “non ci sarà alcun ulteriore allargamento nei prossimi cinque anni”, anche se i negoziati in corso coi i paesi dei Balcani occidentali “continueranno”.
Avanti ma con calma, dunque. E l’Italia dovrà tener conto per forza di cose degli orientamenti degli altri organismi istituzionali. Gozi comunque conferma la volontà di procedere, nonostante tutto. “La presidenza considera l’allargamento come una delle storia di maggior successo. E’ stato dimostrato che l’allargamento è uno strumento fondamentale per la pace”. In assenza di reali e concreti passi avanti, l’Italia comunque lavorerà su allargamenti di altro genere. Come spiega lo stesso sottosegretario “ci impegneremo poi sulle macroregioni, in particolare per la strategia della regione Adriatico-Ionica e quella alpina”. La regione adriatico-ionica coinvolge, oltre agli stati Ue di Italia, Grecia, Slovenia e Croazia, anche Albania, Montenegro e Serbia (paesi non Ue con lo status di candidati) e Bosnia-Erzegovina. Uno sviluppo di integrazione regionale potrebbe aiutare i paesi balcanici nel loro percorso verso l’Ue in attesa di un’accelerazione di tutte le istituzioni comunitarie per un nuovo allargamento dell’Unione.