Brutte notizie per l’Italia. Il debito pubblico, uno dei talloni d’Achille per il nostro paese, è aumentato ancora, passando dal 132,6% nel rapporto sul Pil registrato a fine 2013 a 135,6% del primo trimestre 2014 (+3% sull’ultimo trimestre, +5,4% rispetto al primo trimestre 2013). Peggio di noi solo la Grecia (174,1%). Ma non è una bella notizia neppure per l’Europa: l’indebitamento dei governi è cresciuto in Eurozona (93,9% sul Pil, +1,2% rispetto al primo trimestre 2013) e in Unione europea (88%, +0,8% rispetto al periodo gennaio-marzo di un anno fa). E’ il quadro che emerge dai dati diffusi oggi dall’Eurostat sul debito pubblico dei governi dei Paesi membri. L’austerità tanto professata in questi anni non funziona? L’istituto di statistica europeo non può rispondere a questa domanda, ma nel bollettino si limita a sottolineare come questo aumento generale dei debiti pubblici in rapporto ai Pil “arriva dopo due trimestri consecutivi di riduzione”.
Fatto sta che attualmente sono solo dodici su ventotto i Paesi con le carte in regola (e conti in ordine) rispetto al tetto del 60% nel rapporto debito/Pil previsto dai trattati e dai patti europei. Si tratta di Bulgaria (20,3%), Danimarca (44,3%), Estonia (10%), Finlandia (58,6%), Lettonia (38,4%), Lituania (40,3%), Lussemburgo (22,8%), Polonia (49,5%), Repubblica Ceca (45,6%), Romania (39%), Slovacchia (58,4%) e Svezia (40,4%).
Per l’Italia i dati Eurostat comunque rischiano di chiudere la strada a ogni iniziativa di spesa: la Commissione nei mesi scorsi già aveva vietato l’utilizzo della cosiddetta clausola per gli investimenti a causa dell’elevato debito, e nel dibattito stabilità-flessibilità più volte e da più parti all’Italia è stato ripetuto che la crescita non si fa con nuovo debito. Il bollettino Eurostat di oggi è un’altra bella gatta da pelare per la squadra di governo di Matteo Renzi.