L’Unione europea “sta viaggiando su un treno regionale a bassa velocità”, dice Sandro Gozi ai presidenti degli organismi parlamentari europei specializzati in questioni comunitarie (Cosac). Invece, prosegue il sottosegretario agli Affari europei, “per affrontare le grandi questioni, a partire dalla crisi economica, dobbiamo rimettere il treno su un binario ad alta velocità”.
La crescita economica prima di tutto. “All’Ue è mancata drammaticamente una politica di investimenti comuni”, lamenta Gozi. Però vede nel “discorso programmatico di Juncker un primo risultato, perché ha parlato di 300 miliardi aggiuntivi per gli investimenti”. Il sottosegretario annuncia la presidenza italiana di turno vuole “stabilire una tabella di marcia per il rilancio della produzione industriale”, per raggiungere l’obiettivo, indicato anche dal neopresidente della Commissione, del 20% del Pil europeo prodotto dalle industrie. Su questo punto concorda il commissario Maros Sefcovic, che indica nello “sviluppo industriale il motore per far diventare l’Ue una super potenza”.
Gozi ha poi parlato dei giovani europei che “vivono il dramma sociale della disoccupazione”. Se “per i padri fondatori l’Europa è stata una salvezza”, e “per la mia generazione una speranza – ha detto il sottosegretario – oggi per tanti giovani Europa è sinonimo di incubo”, perché “attribuiscono agli errori fatti dall’Ue la loro condizione attuale”. Per riconquistare la loro fiducia, sostiene Gozi, “dobbiamo rendere permanente la Garanzia giovani”, attualmente prevista solo per i prossimi due anni.
Poi c’è il capitolo del diritto d’asilo. E’ necessario “migliorare il sistema europeo”, secondo Gozi. “Se in Germania o in Svezia c’è un numero più elevato di richieste rispetto ad altri paesi – spiega – è evidente la totale assenza di una politica comune”. Sull’immigrazione, il sottosegretario indica anche la necessità di “aumentare le risorse di Frontex”. Quello che l’Italia sta facendo “con Mare nostrum – sottolinea – lo sta facendo anche per l’Europa”. Anche Sefcovic chiede maggiore impegno comune su Frontex, perché l’Italia “sta sopportando sulle sue spalle un peso troppo grande”.