Le attività di scavo e di ricerca che gli archeologi della Sapienza stanno portando avanti nell’Iraq meridionale nei due siti di Abu Tbeirah e Ur troveranno nuovo impulso grazie al contributo diretto di Iveco, con la donazione di un Daily 4×4 alla Missione. La mappatura dei due siti è stata appena fatta con un drone telecomandato in dotazione agli studiosi.
Questi ed altri progressi della missione archeologica italo-irachena sono stati illustrati al pubblico nell’Aula degli Organi Collegiali dell’Università la Sapienza di Roma.
Il nuovo furgone potrà rendere più agevoli ed economici gli spostamenti degli archeologi e della strumentazione scientifica da un sito all’altro: infatti, alle campagne di scavo a sud di Nassiryia che la missione svolge da quattro anni presso il sito di Abu Tbeirah, si è ora aggiunta l’attività di mantenimento e restauro di molti tesori dell’area di Ur, dal Tempio di Dublamakh, famoso perché conserva il primo arco della storia umana ancora intatto, alle Tombe Reali e soprattutto alla famosa Ziqqurat.
“Per un archeologo del vicino oriente mettere le mani sulla Ziqqurat di Ur è un po’ come per un archeologo classico trovarsi a restaurare il Colosseo, praticamente uno degli impegni più emozionanti della carriera – spiega con entusiasmo Licia Romano, una delle ricercatrici che era già in Iraq nel 2010 quando lo scavo europeo si stava trasformando in realtà e lei stava finendo il suo dottorato di ricerca. Ora è la giovane vicedirettrice della Missione e ci mostra con orgoglio la sua nuova patente internazionale che le consentirà (probabilmente unica donna in Iraq) di guidare nel deserto il nuovo veicolo. Un mezzo molto potente, con quattro ruote motrici e in grado di trasportare fino a tre tonnellate di carico.
Il supporto del ministero degli Affari Esteri italiano, dell’Ambasciata d’Italia a Baghdad e della Cooperazione allo sviluppo ha reso possibile al team coordinato dall’assiriologo Franco D’Agostino della Sapienza di intraprendere il progetto di mantenimento e consolidamento dei più importanti monumenti di Ur. L’antica città rappresenta l’area archeologica più importante dell’Iraq meridionale, dove si trovano i principali monumenti del periodo sumerico che necessitano di interventi tecnici urgenti per non deteriorarsi definitivamente.
Durante la mattinata del 15 luglio sono stati illustrati con immagini, video e musica araba dal vivo, i tesori iracheni che stanno venendo alla luce, e sono state proiettate le immagini ottenute dal drone della missione, che per la prima volta nella storia archeologica dell’Iraq ha effettuato rilevamenti e fotografie aeree.
I lavori ad Ur consisteranno nella mappatura dell’area di interesse, nella elaborazione del piano di mantenimento e nella fase di intervento diretto, un insieme di attività che impegneranno i ricercatori all’incirca per i prossimi tre anni. Avviate dall’autunno 2013 le prime fasi, cioè quella di ricognizione e quella progettuale, sono state già realizzate, anche grazie all’uso di un drone e di tecnologie italiane innovative per la documentazione e il rilievo, come il 3D photo-based scanning. In seguito alla consegna dei lavori, il Governatore della provincia del Dhi Qar, SE Dr Yahya Al-Nasri, ha già attribuito i fondi necessari per la realizzazione del progetto del team italiano.
I lavori di restauro affidati alla Sapienza riguardano innanzitutto l’enorme Ziqqurat, la cui torre con la sua scala cerimoniale al centro, i contrafforti e i terrazzamenti laterali, in origine superava i trenta metri d’altezza. Alla fine del III millennio a.C., quando fu costruita, nell’assolata e piatta distesa alluvionale tra Tigri ed Eufrate dove sorgeva la capitale sumerica, quel tempio a gradoni – alla cui sommità viveva Nannar (in sumerico) o Sin (in accadico), e cioè la Luna, cui era dedicata la città – doveva stagliarsi chiaramente all’orizzonte, mostrando a tutti la potenza di Ur. Di tutto questo erano ben coscienti i suoi costruttori, se si considera che il nome sumerico della torre è “E-temen-ni-guru”, cioè ‘il tempio le cui fondamenta ispirano il terrore reverenziale’. La seconda tranche di restauro riguarda il tempio di Dublamakh, che si trova sull’acropoli della città. Ur è stata la patria del profeta Abramo, ma anche da sempre meta di pellegrinaggi musulmani. Di recente è stata anche riaperta ai pellegrini Cristiani dell’Opera Romana. Il tempio in questione è celebre perché conserva ancora il primo arco della storia umana, visibile adesso come ricostruito dal sovrano cassita Kurigalzu nel XIV sec. a.C., ma originario del III Millennio a.C.
Nel 2011 quella della Sapienza è stata la prima missione archeologica straniera ad essere ammessa in Iraq dopo le Guerre del Golfo. Le campagne di scavo precedenti risalivano addirittura agli anni ’60, quando i sistemi di datazione e le tecnologie applicate alla ricerca archeologica erano di tutt’altra precisione rispetto a ora, e questo contribuisce all’eccezionalità dei risultati raggiunti oggi.
Siamo a sud-ovest della città di Nasiriyah, nell’Iraq meridionale. Il centro della Missione è il sito di Abu Tbeirah, un’area di 42 ettari a circa una ventina di chilometri da Ur, nel cuore della regione che è stata la culla della civiltà sumerica, quella Mesopotamia in cui si affermò il primo impero universale nella storia dell’umanità. L’arco temporale (all’incirca 2450-2350 a.C.) abbraccia essenzialmente il periodo di passaggio dal Proto-dinastico alla successiva Epoca Accadica, che prende il nome dal Re Sargon di Accad. Lo scenario è quello di due importantissimi insediamenti del III millennio a.C. collegati fra loro e ora datati grazie ai ritrovamenti ceramici, e ai ricchi di oggetti in bronzo. Il nome originale del sito di Abu Tbeirah non è ancora conosciuto. L’attuale nome arabo di Ur è invece Tell Al-Muqayyar.
Tra i più significativi ritrovamenti delle campagne di scavo ad Abu Tbeirah c’è il palazzo centrale, costruito attorno a una coorte e avente presumibilmente una funzione istituzionale e circa quindici sepolture, alcune con un ricco corredo di oggetti tra cui spiccano un vaso di bronzo a forma di nave, strumenti per la toletta, vasi e giare di ceramica e perle di cornalina di inestimabile valore. Alcune sepolture presentano anche resti di bambini e animali, soprattutto asini e cani.
È stato inoltre rinvenuto un sigillo cilindrico di squisita fattura realizzato in conchiglia su cui è raffigurata la scena di un banchetto; ancora tra le sorprese più interessanti, una stuoia di 4.200 anni fa, ancora perfettamente conservata in cui sono visibili sia la trama delle canne intrecciate che i fori praticati per ospitare i pali della copertura dell’abitazioni. Fra i reperti, che documentano per la prima volta la vita quotidiana del mondo sumerico ed attestano sorprendenti analogie con pratiche alimentari e di vita ancora attuali, sono emersi addirittura i resti di un pasto a base di pesce ancora conservato nella sua scodella. Il pesce era molto consumato dai popoli di queste due città, che all’epoca distavano davvero poco dal mare. Ur si trovava infatti alla foce dell’Eufrate ed Abu Tbeirah era collegata al Golfo Persico da una fitta rete di fiumi e di canali.
Ma la grande importanza di questi due scavi risiede soprattutto nel fatto che contengono i primi esempi di tavolette cuneiformi scritte di tutta la storia dell’umanità. Tutte le altre civiltà del mondo antico si sono infatti ispirate a quella Sumerica nello sviluppo della scrittura.
“L’interesse dimostrato per il nostro lavoro da parte di una delle più importanti industrie italiane nel mondo, come Iveco – ha detto Franco D’Agostino – oltre a essere un onore straordinario in sé, dà un senso nuovo al concetto di cooperazione italo-irachena e mostra l’importanza della sinergia tra settore privato e pubblico per gestire progetti importanti. Riteniamo che la generosissima donazione di Iveco rappresenti al meglio quanto sia possibile raggiungere quando si riesce, come in questo caso, a fare sistema”.
Alla cerimonia di consegna del furgone alla missione hanno preso parte i due Ambasciatori dell’Iraq Saywan Barzani, presso lo Stato italiano, e Habib Al-Sadr, presso la Santa Sede, oltre ai vertici della Sapienza, al responsabile Africa & Middle East Region di Iveco, Luca Sra nonché al Ministro Plenipotenziario del MAE Alessandro Gaudiano e all’Ambasciatore italiano a Baghdad Massimo Marotti.
La presentazione sarà riproposta a Nasiriyah nel mese di ottobre presso la città di Ur in presenza del Governatore del Dhi Qar e delle autorità della provincia meridionale irachena.
Le foto sono della Missione Archeologica della Sapienza in Iraq:
– La foto dell’arco è l’arco più antico della storia dell’umanità mai rinvenuto
– Le altre foto sono gli scavi dall’alto e il drone e il furgone 4×4 in dotazione alla missione