Nel leggere le conclusioni dell’ultimo vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue si vede tutta l’ipocrisia dell’Europa sul conflitto mediorientale. Il Consiglio europeo, è scritto nel testo, “condanna il lancio di razzi da Gaza verso Israele e gli attacchi indiscriminati contro i civili”, aggiungendo che “Israele ha il diritto di proteggere la propria popolazione da questo tipo di attacchi”. Nel proteggere però la sua popolazione Israele deve “agire in maniera proporzionata e assicurare la protezione dei civili”. Certo, l’Europa “deplora profondamente la perdita di vite innocenti e l’elevato numero di civili feriti nella Striscia di Gaza a causa delle operazioni militari israeliane”, e si dice “profondamente preoccupata per il deterioramento rapido e drammatico della situazione umanitaria”, però per Israele non si azzarda a usare la parola “condanna”. Troppo forte. Il “diritto a difendersi” viene prima di tutto, anche della condanna per la perdita di vite dei palestinesi.
In nove giorni i morti a Gaza sono stati oltre 200, di cui gli ultimi 4 erano bambini che stavano giocando a calcio sulla spiaggia. Ci sono stati 1.500 feriti, 1.220 abitazioni completamente distrutte e almeno 17mila sfollati. Questa per l’Europa è una reazione “proporzionata”? Dopo la riunione sul Medio Oriente del Consiglio di sicurezza dell’Onu lo scorso 10 luglio il segretario generale Ban Ki-moon ha affermato chiaramente che “l’uso eccessivo della forza che mette in pericolo la vita dei civili è intollerabile”. Ha usato la parola “intollerabile” Ki-moon, che non è certo un estremista. L’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi ha parlato di un “bilancio di perdite umane e di distruzione immenso” a Gaza. Per l’Unione europea invece quello che sta succedendo non mertia “condanne”. Quelli di Israele non sono “attacchi indiscriminati verso i civili”. Non sono “intollerabili”.
Lo stesso, o anche di più, si può dire dell’Alto Rappresentante per la politica Estera dell’Ue, Catherine Ashton. Da parte sua non una sola parola su quello che sta accadendo. L’ultimo comunicato del servizio esterno, firmato solo da un portavoce e non da Ashton in persona, è dell’8 luglio. Nel testo, con la stessa ipocrisia, si “condanna il fuoco indiscriminato in Israele da parte di gruppi militanti nella Striscia di Gaza”, mentre si “deplora il crescente numero di vittime civili” tra i palestinesi. Da allora niente più, anzi, l’unco progresso fatto dall’Europa è che ora non si “deplora” più semplicemente il numero di vittime civili, ma si “deplora profondamente”. Mentre a Gaza il tragico conteggio dei morti e dei feriti cresceva e i giornalisti continuavano a chiedere quale fosse la posizione dell’Europa, i portavoce della Ashton continuavano a rileggere sempre lo stesso comunicato dell’8 luglio (qui un video della conferenza stampa del 14 luglio). Nessuno si sprecava a spendere una sola parola in più su quello che stava e sta accadendo. Che dire, di deplorevole c’è solo l’atteggiamento dell’Europa. Quello sì da condannare.