“Chiedere l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea sarebbe un errore politico per l’Italia”. Ne è convinto Antonio Tajani. In un incontro presso la sede romana della Rappresentanza Ue in Italia, il primo vice presidente del Parlamento europeo si è espresso contro l’ipotesi, molto concreta, che il governo punti sul ruolo di Mr. Pesc, o di Mrs. Pesc visto che il nome più accreditato è quello di Federica Mogherini.
Tajani non ha nulla di personale contro la titolare della Farnesina. Il problema è che l’Alto rappresentante, per il ruolo che ha, “è sempre lontano da Bruxelles”. Invece, se l’Italia vuole ottenere la flessibilità richiesta dal premier Matteo Renzi, secondo Tajani “serve un commissario che stia a Bruxelles 7 giorni su 7 e sia in grado di influenzare le decisioni della Commissione”. Perché, fa notare, “è la Commissione a prendere le decisioni sulla flessibilità da usare nell’applicazione del Patto di stabilità”.
Quindi, suggerisce Tajani, sarebbe meglio avere “il commissario per il Commercio estero”, portafoglio importante anche alla luce degli accordi commerciali in via di definizione con gli Stati uniti e il Canada. In alternativa, vista l’emergenza dei continui sbarchi di migranti sulle nostre coste, Tajani punterebbe al “commissario per l’Immigrazione, se Junker decidesse di averne uno”. In ogni caso, anche se all’Italia dovesse spettare l’Alto rappresentante, il vice presidente gli garantirebbe “pieno appoggio in Parlamento perché svolga al meglio il proprio ruolo”.
Il sostegno dell’esponente del Ppe non si limiterà al futuro rappresentante italiano in Commissione, ma riguarderà anche la linea di opposizione al rigore. Tajani ribadisce la propria ”visione flessibile del Patto di stabilità”. In aperta contrapposizione al suo capogruppo Manfred Weber (e ad Angela Merkel), si spinge a dire che “il Trattato andrebbe rivisto”. E parla di flessibilità pure a proposito degli schieramenti nel Parlamento di Strasburgo, quando dice che “bisogna trovare anche una maggioranza flessibile” per poter allentare la morsa dell’austerità. La frase lascerebbe intuire una predisposizione a creare uno schieramento tra i socialisti e una parte dei popolari per cambiare verso alla politica economica dell’Unione. Tuttavia, alla domanda precisa di eunews, Tajani spiega che “su alcuni provvedimenti potrebbe anche accadere, come in passato, che i popolari possano votare divisi”. Ma per invertire la rotta rispetto al rigore, “va fatto un lavoro all’interno dello schieramento” del Ppe.
Riavvicinandosi ulteriormente alla linea del suo partito, il vicepresidente ha poi sottolineato che, “se l’Italia vuole flessibilità deve prima fare le riforme”. È convinto che “non basti quella del Senato, pur positiva”. Bisogna “riformare la giustizia e il mercato del lavoro”, prosegue. Inoltre, aggiunge, “è necessario ridurre la pressione fiscale e il carico burocratico” che gravano sulle imprese. Sono temi sui quali il governo sta lavorando. Tuttavia, ammonisce Tajani, “non è sufficiente annunciare le riforme. È necessario che si avviino e giungano a buon punto prima di ottenere dall’Europa la flessibilità che chiediamo”.