Il Ttip, il Transatlantic Trade and Investment Partnership, l’accordo commerciale che mira a liberalizzare gli scambi tra Europa e Stati Uniti, è da mesi al centro di trattative tra il vecchio e il nuovo continente. Il giro di affari stimato è di 119 miliardi l’anno per l’Europa e 95 per gli Usa. Una torta veramente grande e che fa gola a molti, per questo fin dall’inizio il lavoro dello lobby è stato piuttosto intenso.
Il principale gruppo di pressione sulla Commissione europea è stato fino a questo momento quello del settore agroalimentare di cui fanno parte multinazionali come Nestlé e Mondelez (la ex Kraft) ma anche la Food and Drink Europe, il più grande gruppo lobbista europeo che rappresenta aziende del calibro di Coca Cola e Unilever. Multinazionali alimentari, agro-commercianti e produttori di sementi hanno avuto più contatti con la Direzione Generale Commercio che i lobbisti della farmaceutica, chimica, industria finanziaria e di auto messi insieme. È quanto risulta da una ricerca effettuata dal Corporate Europe Observatory (CEO), un gruppo di ricerca che lavora per la trasparenza nel rapporto tra lobby e istituzioni comunitarie, che ha pubblicato una serie di infografiche sul lavoro delle lobby a Bruxelles rispetto ai negoziati del Ttip.
Le infografiche rivelano un giro di incontri veramente ampio e assolutamente sbilanciato verso il settore privato. Secondo i dati Ceo dei 560 incontri avvenuti 520, ovvero il 92%, sono stati con i lobbisti aziendali e solo 26 (il 4%) con gruppi di interesse pubblico come sindacati o associazioni di consumatori. Nel complesso, i dati suggeriscono che le più attive sono state le aziende con sede negli Stati Uniti, Germania e Regno Unito e naturalmente i gruppi di pressione organizzati a livello comunitario, come la BusinessEurope (la Confindustria europea) e la European Services Forum, una lobby che cura gli interessi di istituti come la Deutsche Bank e la City del Regno Unito. Totalmente assenti associazioni o imprese di Grecia e gran parte dell’Europa orientale. Il dato rivela anche che oltre il 30 per cento (94 su 269) dei gruppi di interesse del settore privato che hanno incontrato la DG Commercio sul TTIP non sono iscritti al Registro per la trasparenza dell’Ue, tra questi aziende come Wal-Mart, Walt Disney, General Motors , France Telecom e Maersk.
“La DG Commercio ha coinvolto attivamente lobbisti delle aziende nel redigere la posizione dell’Ue sul TTIP tenendo invece a bada i ‘fastidiosi’ sindacalisti e altri gruppi di interesse pubblico”, ha accusato Secondo Pia Eberhardt, attivista per il commercio di Ceo. “Il risultato – ha concluso – è un programma sbilanciato che mette in pericolo molti dei diritti conquistati in Europa su sicurezza alimentare e tutela dell’ambiente”.
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