Per due giorni si sono confrontati e hanno discusso: l’uno ha proposto e fatto qualche timida concessione, gli altri avanzato richieste e fatto obiezioni. Ma alla fine della due giorni di audizioni del Presidente designato della Commissione europea, ognuno rimane saldamente sulle sue posizioni. Juncker è rimasto Juncker, “allergico al deficit e al debito pubblico”, come si è definito ancora ieri davanti alla Gue e convinto che il Patto di Stabilità vada applicato “così com’è”, solo con un po’ di “buon senso. E i gruppi politici critici nei suoi confronti non si sono ammorbiditi. “Le priorità di Juncker non corrispondono alla nostra visione del futuro dell’Ue”, chiude senza appello la Presidente della Gue, Gabi Zimmer dopo l’audizione con la Sinistra unita. Il presidente designato “non ha dato risposte convincenti” su tematiche come “Troika, il ruolo del nuovo commissario Ue per l’immigrazione e un New Deal europeo finanziato con risorse proprie dell’Ue”, conferma anche la delegazione italiana della lista Un’altra Europa con Tsipras.
Scontata anche la chiusura degli euroscettici Efdd. Juncker assicura di non essere un federalista convinto e di non avere mai usato l’espressione “Stati Uniti d’Europa” e, parlando agli indipendentisti britannici, si dice favorevole al rimpatrio di alcune competenze nel Regno Unito, purché questo non blocchi il processo degli Stati che vogliono approfondire il loro livello di integrazione. Ma certo non basta. Nel confronto non si risparmiano colpi bassi. Farage accoglie Juncker ricordandogli: “Abbiamo letto di tutto su di lei, che beve, che fuma. Non ci interessa. Non ha una sigaretta?”. Ma anche Juncker risponde a tono. “Cosa farà per il gruppo Efdd?” gli chiede un deputato dei Democratici Svedesi. “Farò di tutto perché la prossima volta siate meno numerosi”, risponde il presidente designato. I deputati del Movimento 5 Stelle chiedono una presa di posizione sull’atteggiamento degli altri gruppi politici, che hanno di fatto estromesso Efdd da ogni carica del Parlamento europeo ma Juncker li liquida: “Non conosco i fatti, non mi immischio in questioni che non mi riguardano”.
Più disposti al dialogo i Verdi. “Ci sono alcuni punti positivi”, ammette la capogruppo dei Greens. Rebecca Harms dopo l’audizione, spiegando che ora il gruppo discuterà sugli esiti dell’audizione per decidere tra due livelli di pensiero: da un lato “pensiamo sia molto meglio che il presidente della Commissione abbia, dopo le elezioni, il sostegno dei cittadini”, ma dall’altro “dobbiamo discutere sul programma politico. Durante l’audizione ci sono stati alcuni punti che ai Verdi sono piaciuti e altri che non ci sono piaciuti”.
I veri fronti su cui Juncker deve lavorare per garantirsi la maggioranza in Aula rimangono liberali e socialisti, che daranno la loro conferma definitiva solo alla vigilia del voto. Oggi il capogruppo S&D, Gianni Pittella rivede il presidente designato per tentare di limare alcune questioni che ancora non convincono del tutto i socialisti, come immigrazione e flessibilità, tema su cui Juncker media ma i popolari lasciano poco spazio.“Juncker ha garantito che seguirà la linea del passato”, torna a sottolineare il capogruppo Ppe, Manfred Weber dopo l’audizione. Il lussemburghese, ricorda Weber, “è stato a lungo presidente dell’Eurogruppo e ha definito buone le decisioni di politica economica prese contro la crisi dell’Eurozona”. Poi la stoccata ai socialisti: “Nell’Eurogruppo – ricorda Weber – molti ministri socialisti hanno sostenuto le decisioni adottate, e sono sorpreso che oggi molti di loro sostengano la necessità di un approccio totalmente diverso”.