Una sorta di “reform compact”,. Dopo aver sostenuto il Fiscal compact Mario Draghi chiede agli stati dell’Unione di impegnarsi su un programma di riforme coordinato e profondo, che accompagni le politiche di rigore, perché “è fondamentale applicare le regole”. Uno sforzo politico, un passo avanti che il presidente della Banca centrale europea in realtà chiede da tempo e che ieri a Londra ad una commemorazione di Tommaso Padoa Schioppa, ha “formalizzato”.
Le riforme, che Draghi da sempre ritiene importanti quanto il rigore, devono essere pensate per rilanciare la crescita dell’Eurozona. Il presidente si spinge molto avanti questa volta, e propone “una qualche forma di governance comune delle riforme strutturali”, un patto che “avrebbe un forte motivo d’essere”. Per i singoli paesi è difficile andare avanti da soli, come è evidente anche nel caso dell’Italia, e dunque Draghi è convinto che aiuterebbe molto lavorare insieme. “L’esperienza storica, come quella del Fmi, fornisce argomentazioni convincenti che la disciplina imposta da autorità sovranazionali può facilitare il dibattito sulle riforme a livello nazionale”, sostiene.
Per Draghi, naturalmente “è rilevante e importante” che l’Ue abbia rafforzato le sue regole di coordinamento nei bilanci con il Fiscal Compact. Ora però, torna ad ammonire, bisogna applicarle, rallentare il percorso di consolidamento sarebbe un errore: il debito alto rende quasi tutti gli Stati vulnerabili, aumentando la probabilità di cadere in uno squilibrio in cui “alti tassi inducono il default”.