Era un metodo collaudato quello che la nota casa farmaceutica francese Servier aveva messo a punto per garantirsi il monopolio sul Perindopril, medicinale per il trattamento della pressione arteriosa che ogni anno fruttava all’azienda introiti superiori al miliardo di dollari.
Servier, che dal 2001 ha dovuto affrontare una concorrenza sempre più spietata che rischiava di minacciare il suo primato, ha trovato il modo di rimanere il principale attore concludendo una serie di accordi illegali con altre cinque imprese produttrici di farmaci generici. Niche/Unichem, Matrix (che fa parte del gruppo Mylan), Teva, Krka et Lupin sono state quindi pagate da Servier per non immettere sul mercato un farmaco che avrebbe avuto un prezzo considerevolmente più basso.
La Commissione europea ha condannato Servier e le altre cinque società coinvolte a pagare un’ammenda di 427,7 milioni di euro totali, 331 dei quali alla sola azienda francese. “Tale comportamento è chiaramente anticoncorrenziale e abusivo – ha commentato il vicepresidente della Commissione e responsabile dell’Antitrust Joaquìn Almunia – le aziende concorrenti non possono decidere di ripartirsi i mercati o i canoni di mercato invece di competere, anche quando tali accordi sono in forma di accordi di brevetto”. Almunia ha spiegato che ad essere danneggiati da questo tipo di pratiche sono direttamente i pazienti, i sistemi sanitari nazionali e i contribuenti: “Le aziende farmaceutiche dovrebbero concentrare i loro sforzi sull’innovazione e sulla sana competizione, piuttosto che tentare di guadagnare soldi extra dai pazienti”.
Il capo dell’Antitrust europeo ha inoltre sottolineato quanto sia importante portare avanti questa battaglia, ricordando che la Commissione già in passato ha adottato delle misure forti nei confronti di altre case farmaceutiche come la Lundbeck, la Johnson & Johnson e la Novartis. “Pur trattandosi di casi diversi da questo – ha affermato Almunia – si tratta sempre di tentativi di aggirare la libera concorrenza con comportamenti scorretti. Con questa decisione vogliamo lanciare un segnale forte e ci auguriamo che faccia da deterrente per il futuro”. Almunia ha anche annunciato che è in corso un’indagine formale su un altro caso, anche se non ha voluto rivelare il nome della società.