L’Italia avvia una riflessione su come usare quella flessibilità prevista dal patto di stabilità, ma la presidenza di turno del Consiglio Ue si infrange contro il muro della Commissione: riforme e rigore sono ineludibili. La prima da presidente id turno per Pier Carlo Padoan si trasforma in una severa lezione: gli ottimismi iniziali vengono ridimensionati dall’estone Siim Kallas, commissario ad interim, solo per qualche settimana, per gli Affari economici. Un responsabile uscente, rappresentante di una Commissione a fine mandato e con meno impulso legislativo, ma pur sempre un muro contro cui l’Italia si scontra. La scena dovrebbe appartenere al neo-presidente di turno, ma se la conquista Kallas. Padoan fa in tempo a dire alla stampa internazionale che “ci sono già dei margini di flessibilità” all’interno delle regole del patto di stabilità e “abbiamo iniziato a discutere di cosa significa e capire quali misure dobbiamo prendere” per tradurli in pratica. Poi irrompe Kallas. “Occorre abbinare le riforme e la disciplina di bilancio per ridurre il debito. Non c’è alternativa a questi imperativi categorici”. Quindi, per chi dovesse ancora avere dei dubbi, aggiunge: “Le riforme devono andare di pari passo con il consolidamento, e non v’è contraddizione tra le due cose”. E la flessibilità su cui si ragiona? A sentire Kallas non c’è. “Non esiste una spessa buona e una spesa cattiva: la spesa è sempre spesa, e incide sul debito”.
Padoan cerca di rassicurare: i rapporti con Berlino sono ottimi. Personalmente ha relazioni “molto buone” con il collega Wolfgang Schaeuble, e anche quelle tra i capi di governo – Matteo Renzi e Angela Merkel – sono “buone”. Ripete, arrivando e poi andando via, che l’Italia non vuole sfasciare conti né patti. “Il consolidamento italiano è fuori discussione, e le riforme strutturali sono al centro dell’agenda di governo”. Quanto alla flessibilità, continua il titolare del Tesoro, “non vogliamo cambiare le regole, vogliamo usare al meglio quegli spazi previsti” dalle regole stesse. In Italia “c’è pieno accordo sul fatto che la crescita nell’Unione europea va perseguita in tutti i modi possibili all’interno delle regole esistenti”.
Il discorso sugli impegni rimane quello fatto al suo arrivo, e allora l’attenzione si concentra sulla flessibilità. Padoan ottiene l’impegno dei ventotto a ridiscuterne a settembre. Nella nota finale si mette nero su bianco che di riforme e misure per rilanciare gli investimenti si riparlerà in occasione dell’Ecofin informale. Mentre si stabilisce che “alle riforme strutturali che rilanciano la crescita e alla sostenibilità fiscale dove essere data particolare attenzione facendo miglior uso possibile della flessibilità che è prevista nelle regole correnti del patto di stabilità”. Una dichiarazione che farà piacere all’Italia, ma non basta.