Un commissario socialista agli affari economici che potrà gestire in prima persona la partita sull’uso dei margini di flessibilità contenuti all’interno del patto di stabilità. È con questa promessa che il candidato popolare alla presidenza della futura Commissione europea, Jean-Claude Juncker tenta di assicurarsi l’appoggio del gruppo S&D durante il voto con cui, nel corso della prossima Plenaria, l’Aula deciderà se sostenere o meno il presidente designato dal Consiglio europeo.
In audizione davanti ai deputati socialisti al Parlamento europeo Juncker tenta di rimediare alla frattura creata dal capogruppo popolare, il tedesco Manfred Weber, che a Strasburgo, anche alla presenza di Matteo Renzi, aveva insistito sulla necessità di rispettare le regole per non indebolire il patto di stabilità. “Il patto non andrà modificato ma applicato con sensibilità”, corregge il tiro Juncker in aula, ammettendo che “serve flessibilità perché il treno europeo non deragli”.
“La designazione e l’elezione di un commissario socialista all’economia è una buona notizia”, commenta a caldo Gianni Pittella, capogruppo dei socialisti che in ogni caso rimadano l’ok a Juncker ai prossimi giorni. “Serve anche – insiste però Pittella – l’impegno ad assicurare il miglior uso della flessibilità già contenuta nel patto di stabilità e su questo mi pare ci sia un’apertura positiva da parte di Juncker”.
All’annuncio di juncker scatta immediatamente il totonomine alla ricerca del socialista più adatto a ricoprire l’incarico. In pole position, secondo molti, l’ex ministro francese all’economia, Pierre Moscovici, che non esclude la possibilità: “Sono pronto ad assumermi responsabilità a livello europeo, non sono in campagna ma mi preparo. Questo non è un mistero”, dice. Secondo Moscovici il prossimo responsabile dell’economia dovrà essere “qualcuno con una buona intesa personale con Juncker e capace di portare una lettura realista e ambiziosa dell’applicazione delle regole di finanza pubblica”: una lettura basata su un “buon equilibrio” tra l’applicazione delle regole, “che non devono essere distrutte o infrante”, e la messa in atto della “flessiblità offerta dal trattato stesso”. Entrambe caratteristiche che a Moscovici non mancano: con Juncker “siamo vecchi amici”, ammette. Aggiungendo: “Ho una missione, per questo sono qui: per lavorare su come le politiche europee possono concorrere alla crescita e al lavoro”.