La Corte dei Conti europea tira le orecchie all’Ue per quanto riguarda le azioni nel settore vitivinicolo, che risultano complesse e poco efficienti. “La coesistenza di misure di investimento analoghe in due diversi regimi è fonte di complessità – sostiene Jan Kinšt, membro della Corte responsabile della relazione – tanto che in alcuni Stati membri ha generato ritardi nell’attuazione o limitato in maniera eccessiva la portata degli investimenti ammissibili”.
Non finisce qui. La Corte dei Conti si esprime duramente anche nei confronti delle azioni di promozione, ritenute non adeguate. Secondo quanto riportato nella relazione benché le esportazioni di vino nei paesi terzi abbiano registrato un incremento significativo in termini assoluti, l’audit ha rivelato che i vini dell’UE hanno perso quote di mercato nei principali paesi terzi destinatari delle azioni di promozione e che sono aumentate anche le esportazioni di vini dell’UE non ammissibili al sostegno.
In più, la somma per la promozione del settore nei prossimi sette anni è definita come “troppo elevata”. “Fra il 2009 e il 2013 gli Stati membri hanno speso 522 milioni di euro di fondi Ue a titolo di misura di promozione – si legge nella relazione – i fondi relativi a questa misura assegnati agli Stati membri per il periodo 2014 – 2018 sono notevolmente aumentati (1,16 miliardi di euro)”.
“Date le difficoltà incontrate dagli Stati membri nell’utilizzare la dotazione 2009 – 2013 inizialmente stanziata per le azioni di promozione – conclude la Corte – la dotazione 2014 – 2018 rischia di essere troppo elevata, pregiudicando l’applicazione dei princìpi della sana gestione finanziaria”.