Martin Schulz è il presidente del Parlamento europeo. Il presidente uscente è stato rieletto alla guida dell’Aula di Strasburgo alla prima sessione di voti, con 409 voti a favore, ben più dei 376 richiesti per la maggioranza assoluta. E’ la prima volta da quando il Parlamento è eletto direttamente dai cittadini dell’Ue che un presidente uscente viene rieletto. Schulz però perde dei voti: la somma dei “sì” di Ppe, S&D e Alde avrebbe dovuto garantirgli 479 voti, ma all’appello ne mancano 70. “Vi ringrazio per la fiducia, ora dovrò guadagnarmi la fiducia soprattutto di chi oggi non ha votato per me”, le prime parole di Schulz.
Il tedesco sarà dunque responsabile di guidare il Parlamento europeo per la prima parte delle legislatura. Tra due anni e mezzo si dovrà eleggere il suo successore, da accordi un popolare. Ovviamente si guarda all’Aula: qualcuno ha rotto il patto politico che avrebbe dovuto rieleggere Schulz. Tra popolari (221 seggi), socialisti (191) e liberali (67) in molti alla fine non hanno sostenuto il candidato del Pse. I settanta franchi tiratori vanno ricercati tra i 28 assenti e le 101 tra schede bianche o nulle. Schulz sorvola e si gode la vittoria. “Quando si prendono 409 voti vuol dire che c’è una maggioranza schiacciante di persone pro-Europa, certamente con diversità di vedute, ma comunque pro-Europa”. Quello che conta per Schulz, è questo. Chiaramente minimizza il messaggio politico che esce dall’Aula, da cui cerca di smarcarsi con ammissioni di colpe. “Sono un essere umano anch’io e dunque anch’io posso sbagliare”, scandisce in Aula prima del voto, quasi a voler anticipare il dato che emergerà di lì a poco. Quindi, a rielezione ottenuta, ricorda le regole del gioco. “C’è bisogno di avversari in democrazia”. E a quelli interni ricorda che mettersi d’accordo è previsto allo stesso modo, anche se “dove il sistema partitico prevede che chi vince, vince tutto, e chi perde, perde tutto, è difficile da capire la cooperazione tra diversi partiti”.
Con i popolari Schulz inizierà a collaborare sin da subito. Qualora, come sembra, il candidato Ppe alla presidenza della Commissione Ue sarà eletto dal Parlamento dovrà lavorare in sintonia con questo. “Mi aspetto che Jean-Claude Juncker parli al Parlamento europeo prima di presentare proposte legislative. Abbiamo bisogno di concertazione, e ne parlerò a Juncker già nei prossimi giorni”. Quindi un messaggio a Renzi, atteso a Strasburgo domani. “Uno dei principali problemi per l’Italia non è la flessibilità ma la stretta sul credito, soprattutto per le piccole e medie imprese”. Quanti ai conti, il nostro paese “non ha problemi con il 35, ma con la riduzione del debito”.