Neanche il tempo di dare il via alla nuova legislatura che i gruppi politici europei cominciano le prime prove di forza. All’elezione dei 14 vicepresidenti si sono cominciate a delineare le geografie del potere a Strasburgo: alla prima votazione a sorpresa l’italiano Antonio Tajani, con 452 preferenze, è risultato il più votato tra i candidati vicepresidente del Parlamento europeo e sarà quindi il vicario di Martin Schulz. Il colpo dell’eurodeputato di Forza Italia, ed ex vicepresidente dell’esecutivo di Bruxelles (con già una lunga esperienza a Strasburgo prima di passare sei anni in Commissione), è stato duplice perché innanzitutto ha dimostrato più forza dell’altro candidato italiano, David Sassoli del Pd, che alla prima tornata si è fermato a 340 preferenze, meno della maggioranza assoluta richiesta di 376. Ma soprattutto perché ha preso più voti dello stesso Schulz che, supportato sulla carta da popolari, socialisti e liberali (che insieme contano 479 deputati) si è fermato a soli 409 voti.
In generale i popolari hanno portato a casa un grande successo facendo eleggere tutti i loro 6 candidati alla prima votazione e facendo così capire agli altri chi comanda in Aula. Soltanto i loro hanno sorpassato la soglia richiesta al primo turno, segno che il centrodestra è stato compatto sui suoi ma non sugli altri.
I socialisti per eleggere i loro tre vicepresidenti hanno dovuto aspettare la seconda tornata di votazioni, tornata in cui sembrava ce l’avesse fatta anche l’ex commissario Olli Rehn, ora deputato con i liberali Alde. “Ha totalizzato 384 voti”, ha annunciato Schulz tra gli applausi dell’Aula. Ma dopo pochi minuti ha dovuto correggere: “Chiedo scusa, c’è stato un errore, i voti erano 304, quindi nessuna elezione”. Rehn non l’ha affatto presa bene ma al terzo giro, quando la maggioranza richiesta era semplice e non più assoluta, i liberali sono riusciti a piazzare i loro due candidati. Anche gli altri gruppi sono riusciti a questo punto a far eleggere un deputato, i Verdi, la Sinistra unita Gue e i conservatori dell’Ecr. Gli unici a cui non è stato concesso di avere un vicepresidente sono stati gli euroscettici di Farage. In corsa il grillino Fabio Castaldo che si è fermato a 110 voti, prendendo comunque più del doppio dei voti del suo gruppo che conta 48 parlamentari. Forse su di lui ha pesato la sceneggiata della mattina, quando i britannici del gruppo hanno voltato le spalle all’orchestra che eseguiva l’Inno alla Gioia.
L’elenco dei nuovi vicepresidenti in ordine di elezione: