“Prima di tutto David descrive quello che è possibile fare con i metadati. È tutto assolutamente corretto. Noi uccidiamo persone in base ai metadati. Ma non è quello che facciamo con questi metadati”. Queste frasi non sono tratte da anonime intercettazioni o documenti riservati, ma le ha dette il generale Michael Hayden, former director della CIA e della NSA, intervenendo al The Johns Hopkins Foreign Affairs Symposium lo scorso 7 aprile insieme a David Cole, professore di diritto costituzionale a Georgetown e moderati da Major Garrett capo dei corrispondenti dalla Casa Bianca per CBS News.
Il confronto verteva sul tema della costituzionalità delle attività di intelligence della NSA e del bilanciamento tra privacy personale e sicurezza nazionale, ovvero il cardine attorno al quale l’amministrazione Obama è impegnata a legiferare in tema di riforme delle agenzie di intelligence, di sicurezza, e di riforma della legislazione commerciale nel mondo del web e del settore delle informazioni.
I metadati di cui si parlava sono le “informazioni superficiali” come la data e l’ora di una telefonata, il mittente e destinatario di una email, la durata e la frequenza dei contatti e le interazioni sui socialnetwork. Ed è proprio la “superficialità” delle informazioni di cui si parla che lascia molto perplessi nella risposta del generale Hayden.
In un mondo dove tutte le comunicazioni, le conversazioni le interazioni tra le persone vengono spiate e aggregate attraverso sistemi di sorveglianza globale, un banale errore di programmazione, un’associazione di idee, di termini, di parole errata, o semplicemente valutata soggettivamente, oppure un’amicizia “sbagliata” (che lo era o lo diventa secondo criteri non certamente assoluti né certi né conoscibili) e ci si può ritrovare nella rete dei servizi segreti.
E il nodo centrale è esattamente questo. Se è vero che i servizi segreti americani “uccidono persone in base ai metadati” – certamente incrociati con tantissime altre informazioni di intelligence – prima dell’uccisione, quante persone assolutamente ignare vengono schedate, monitorate e vagliate nelle loro relazioni sociali e personali prima di essere “scartate” o confermate nell’insieme delle “possibili minacce” alla sicurezza nazionale? Come vengono garantiti i cittadini nella riservatezza di queste informazioni, nella loro archiviazione, nell’impedire che ne abbia accesso chi non ha nulla a che vedere con la sicurezza nazionale, in un mondo in cui il 90% dei generali dopo la pensione entra con stipendi a 6 e 7 cifre nel settore privato e dove la stessa intelligence è appaltata – come ha mostrato il caso di Prism – a società private esterne?
“Loro possono mettere assieme ogni connessione tra te e i tuoi amici, e tra questi e i loro amici, e ritenere te collegato a questi ultimi. Conoscono quando chiami la tua fidanzata, ma anche se chiami la tua ex, se hai un’amante, quando chiami il tuo partito politico e quale sia. Cosa ordini da mangiare, quando e quanto spendi.” Era questo l’insieme di metadati di cui parlava Cole e cui faceva riferimento il generale Hayden. Tutte informazioni che possono avere una qualche utilità iniziale per l’intelligence ma solo a patto che vengano gestite e “intra-lette” nel giusto contesto e in maniera corretta. Ma sono informazioni decisamente più rilevanti nel mondo privato, per le attività di business delle multinazionali “che riguarda ogni business e ogni cittadino… e per il quale non esiste alcun autentico argine che impedisca questa commistione…”. E a dirlo non è uno dei massimi costituzionalisti americani.
Il tema immediatamente successivo è quello dei confini: dove finisce la privacy di un cittadino e la sua tutela legislativa quando la comunicazione – sia essa di messaggistica, telefonica, tramite socialnetwork o tramite email – varca i confini nazionali, se sia o menno estesa quella più o meno garantista, cosa avviene quando un cittadino americano è all’estero o viceversa quando è un cittadino di un altra nazione ad essere (e comunicare) negli Stati Uniti.
“Noi uccidiamo persone in base ai metadati. Ma non è quello che facciamo con questi metadati”, e noi ne siamo certi – anche perché se tenessimo conto solo delle nostre connessioni social e delle correlazioni telefoniche sarebbe più di un genocidio – ma la non chiarezza e la labilità dei modi con cui i metadati vengono gestiti è qualcosa di troppo aleatorio – anche per la società americana – per essere gestita attraverso il detto “noi siamo i buoni, siamo qui per difendervi, dovete fidarvi di noi ciecamente” come pretende la NSA.
Articoli Correlati
Datagate – tutto quello che non vi hanno detto
La guerra mondiale per i nostri dati e il datagate
Non solo Prism – ecco tutte le società della Cia
Il cyberutopismo dei neoconservatori Usa
Usa-Cina tra cyber-war vere e presunte
La geopolitica ai tempi di internet