Tre giorni per compiere quattro passi reali verso la pace, o l’Unione europea farà scattare nuove sanzioni mirate contro la Russia. È questo l’ultimatum contenuto nel capitolo sull’Ucraina delle conclusioni del Consiglio europeo in corso a Bruxelles. I capi di stato e di governo avvertono: il lavoro preparatorio è già stato fatto e le nuove misure sono pronte a scattare. Per evitarle c’è tempo solo fino a lunedì 30 giugno, data entro cui Mosca dovrà mettere in atto quattro azioni precise.
La firma e le minacce europee hanno provocato, come era prevedibile, la rabbia di Mosca. Il presidente Valdimir Putin ha descritto “una società ucraina spaccata in due dopo essere stata costretta a scegliere tra Europa e Russia”, ed ora “destinata a dividersi con un doloroso confronto interno”. Putin ha ribadito che il nuovo corso ucraino è figlio di “un golpe costituzionale”. Il vice ministro degli esteri russo Grigory Karasin ha giudicato la firma dell’accordo come un “diritto della sovranità” dell’Ucraina, della Moldova e della Georgia, ma le “conseguenze” saranno “serie”.
Per prima cosa, concordare un meccanismo di verifica, monitorato dall’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), sul cessate-il-fuoco e sul controllo effettivo del confine russo-ucraino. Seconda condizione: la Russia deve restituire alle autorità ucraine i tre posti di frontiera di Izvarino, Dolzhanskiy, Krasnopartizansk, oggi in mano ai separatisti filo-russi. I leader Ue chiedono poi il rilascio degli ostaggi, tra cui anche gli ispettori Osce ancora in mano ai ribelli. Ultima richiesta: l’avvio di negoziati concreti sulla messa in att del piano di pace proposto dal presidente ucraino, Petro Poroshenko. Per l’occasione il leader ucraino ha fatto sapere di essere disposto a prolungare la tregua unilaterale messa in campo da Kiev per altre 72 ore, così da facilitare la distensione con la Russia.
Ad appesantire ulteriormente il clima con Mosca però, oggi è arrivata nel corso del Consiglio europeo, la firma dell’accordo di associazione dell’Ucraina all’Unione europea. Si tratta dello stesso accordo che, a novembre dello scorso anno, fece scoppiare la crisi quando il presidente Viktor Yanukovich rifiutò di firmarlo in seguito alle pressioni russe. “È un giorno storico per il mio Paese, il più importante dall’indipendenza”, ha dichiarato a Bruxelles il presidente, Petro Poroshenko, che non nasconde l’intenzione, nel lungo termine, di portare l’Ucraina a diventare membro dell’Ue. “Dobbiamo convincere tutti – aggiunge il presidente ucraino – che tutte le parti hanno da guadagnare da questo accordo: l’Ucraina sarà passerella anche per merci russe, quindi non c’è alcuna minaccia” per Mosca. Poroshenko ha anche detto di sperare che nuove sanzioni siano evitate: “Non dobbiamo metterle in campo tanto per fare – dice – prima vogliamo passare per il dialogo con i nostri partner russi e speriamo che questo funzioni”.
“E’ un grande giorno per l’Europa”, commenta il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy durante la cerimonia che ha portato alla firma dell’accordo anche con Georgia e Moldavia: “L’Ue – assicura ai Paesi – sarà al vostro fianco lungo tutta la strada, dando supporto, politico, tecnico e finanziario”.