C’è stata qualche tensione ieri da Matteo Renzi e Angela Merkel, quando, durante la cena dei capi di stato e di governo dell’Ue a Ypres il premier italiano si è visto negale le flessibilità probabilmente si attendeva sui conti pubblici per poter fare investimenti mirati alla ripresa e al rilancio dell’occupazione.
A Merkel, è stato riferito, Renzi avrebbe detto: “Noi non faremo come la Germania nel 2003 che sforò i limiti del patto di stabilità”, nel corso di una discussione definita come “anche accesa”. Dopo le cose si sono ricomposte e i due leader si sono salutati con un abbraccio, rinviando agli sherpa, che hanno lavorato tutta la notte, l’esame delle flessibilità possibili secondo le regole correnti, che nessuno, neanche l’Italia, vuol rimettere in discussione, anche se da Roma si chiede una mano verso chi fa le riforme strutturali richieste. La risposta di Bruxelles è sempre la stessa: va bene, ma fatele queste riforme, le vogliamo vedere approvate.
Sul tavolo ieri, per quanto riguarda l’Italia, è stata posta anche la questione del
pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, per i quali è stata aperta una procedura di infrazione nei confronti di Roma, anche in questo caso per considerarne le conseguenze nel patto di Stabilità.