La prima regola è “rispettare le regole”, e poi si potranno avere tutte le agevolazioni previste nei trattati, “che nessuno ha chiesto di cambiare”. La trattativa con i socialisti sul programma? “Su questo punto sul tavolo non c’è niente da discutere”. L’Alto rappresentate per la politica estera potrà essere italiano? “Dovrà essere qualcuno che può mettersi al lavoro subito, che non deve imparare”. E’ un tipo sorridente Manfred Weber, il potente capogruppo del Partito popolare europeo a Strasburgo, uno di quelli che quando si innervosiscono, o si imbarazzano, tradiscono lo stato d’animo perché diventano rossi in volto, ma l’espressione è sempre cordiale. Un vero falco, allevato nel nido della Csu, proprio accanto al quello della Cdu di un’Angela (Merkel) che gli ha affidato il primo gruppo del Parlamento europeo, ma è una persona gentile, cordiale nella sua fermezza.
Lo abbiamo incontrato ieri, insieme ad un piccolo gruppo di giornalisti europei per questa intervista. nel suo nuovo studio di presidente, con ancora gli scaffali vuoti. Solo, da buon bavarese, ha esposto qualche bel boccale per la birra da collezione.
Partiamo dall’appuntamento più urgente, riuscirà il Consiglio europeo a indicare il candidato alla presidenza della Commissione?
“Mi aspetto che venerdì ci sia un voto formale su Jean-Claude Juncker, ma non ci sarà una minoranza di blocco, dunque passerà. Non abbiamo un piano “B”. C’è stata un po’ di confusione nei giorni scorsi perché i socialisti volevano l’accordo sul pacchetto complessivo delle nomine, poi si è deciso di fare un passo alla volta, e dopo Juncker la prima prova dell’accordo tra noi e loro sarà l’elezione di Martin Schulz a presidente del Parlamento europeo. Poi, come abbiamo discusso oggi (iedi, ndr) incontrando Herman van Rompuy andremo avanti un passo alla volta, è il modo migliore. E dunque subito dopo il voto del Parlamento su Juncker, a metà luglio, si farà un altro vertice europeo per chiudere il pacchetto con Consiglio europeo e Alto rappresentante. Sento che le cose stanno andando bene”.
Da Londra però non stanno arrivando segnali incoraggianti…
“Ho incontrato David Cameron a Downing street per oltre un’ora e gli ho spiegato qual è la posizione del Parlamento su Juncker: è il nostro candidato, siamo stati votati su questo e non faremo passi indietro. Poi, sull sostanza del programma, nel documento che van Rompuy sta mettendo a punto ci sono molte delle richieste avanzate da Londra. Tutti stiamo facendo del nostro meglio per portare Cameron a bordo”.
Torniamo al “pacchetto” che studierete a luglio. E’ possibile che l’alto rappresentante sia un italiano o un’italiana?
“Matteo Renzi ha chiesto quel posto. Ora l’Europa sta affrontando molte crisi, molto concrete, la nostra speranza è che il candidato sia in grado di lavorare già dal ‘giorno uno’, non c’è tempo per imparare, si debbono subito raggiungere dei risultati. L’Europa ha un ruolo nel mondo, in certe zone è vista come un punto di riferimento, dunque lo ripeto, il candidato deve essere in grado di agire sin dal primo giorno. La scelta comunque dipenderà anche dal prossimo presidente della Commissione. Poi abbiamo altre caselle importanti da riempire. Noi come popolari chiediamo che il commissario agli Affari economici sia anche il presidente dell’Eurogruppo. La Spagna ha chiesto quella posizione, vedremo… certo quella persona dovrà venire da un paese solido nell’euro. Anche per la presidenza del Consiglio, ci vuole qualcuno che venga da un paese della zona euro. Poi c’è la questione dell’Europa centrale, che non può restare alla finestra ancora, e so che la Polonia ha chiesto il commissario all’Energia. C’è ancora molto da fare”.
Restiamo in Italia. Da Roma, ma anche da Parigi e in generale da tutti i leader socialdemocratici si chiede di usare più “flessibilità” per affrontare la ripresa e soprattutto per rilanciare l’occupazione…
“Su questo dobbiamo spiegarci bene. La crisi ha dimostrato quanto sia fondamentale fra grande attenzione al debito. Ha anche reso chiaro che sarebbe inaccettabile che piccoli stati come la Grecia o il Portogallo debbano rispettare i criteri decisi tutti insieme qui a Bruxelles e che grandi paesi come la Francia, e attualmente non l’Italia, che non ha problemi di deficit, non debbano essere sottoposti agli stessi criteri. E’ una questione di principio. Noi stiamo negoziando il programma con i socialisti,e su questo punto il Pse ha detto che non vuole cambiare le regole e vuol mettere sul tavolo la ‘flessibilità’, ma è già chiaro nel Patto di stabilità e crescita cosa questo significhi e dunque non c’è molto sul tavolo, concretamente, da discutere. Le regole sono chiare, dunque il dibattito è molto politico, ma le regole son lì”,
E’ chiaro, ma l’Italia?
“Abbiamo molte aspettative su Renzi. Se fallisce lui non vediamo altre possibilità in Italia al momento. Dunque dobbiamo aiutarlo, l’Italia è troppo importante per l’Unione il nostro aiuto è nel sostenerlo a tenere ferma la barra, a mantenere la direzione di marcia. Dunque se vedremo che le riforme alle quali si sta lavorando, come quella del Senato, quella elettorale, quelle per l’economia andranno in porto allora ok, potrete avere la flessibilità che chiedete, ma non ci sono approcci diversi per paesi piccoli e grandi. Anche alla Francia diciamo: ‘cosa chiedete ancora? Avete avuto due anni di proroga per mettere i conti a posto fatelo’. E’ ora che si diano ai cittadini le risposte che essi attendono, e il punto di partenza è che le regole vanno rispettate. Sul debito the game is over, non puoi più vivere dei soldi che non hai”.
Quale sarà allora la novità che porterà la nuova Commissione?
“La prossima Commissione dovrà avere più rispetto per le competenze nazionali. Negli anni dal Berlaymont ci si è allargati ad intervenire in troppi settori. È necessaria più sussidiarietà, come sul diritto di famiglia, sull’aborto, sull’immigrazione legale… queste sono tutte questioni nazionali, che devono essere trattate a quel livello. Qui, come Unione, abbiamo già abbastanza cose da fare”.
E dunque secondo lei Juncker, per 18 anni primo ministro del Lussemburgo e presidente dell’Eurogruppo negli anni dell’austerità può rappresentare il nuovo, il futuro dell’Ue?
“Perfettamente. L’ho sentito poco fa, lo vedo molto impegnato, davvero concentrato nel raggiungere gli interessi europei. Ed è un uomo indipendente, che ha l’esperienza necessaria e l’ambizione giusta per riuscire e nel contempo è il segno della stabilità”.
La sfida è dura questa volta, non c’è solo l’Europa da governare, ma anche da dare risposte alla ‘anti-Europa’, a quei milioni di cittadini che hanno votato i partiti euroscettici, o proprio anti- euro…
“Abbiamo una grande responsabilità, infatti. Nei prossimi cinque anni dovremo ottenere dei risultati concreti sulla crescita, sulla sussidiarietà, sulle migrazioni. Non si può tergiversare, si deve agire e raggiungere gli obiettivi”.