Abrogare l’austerità per referendum. E’ un’iniziativa, promossa da alcuni economisti e presentata oggi nella sala stampa di Montecitorio, per dare anche “una spinta popolare” all’inversione di rotta rispetto alle politiche del rigore. “Si tratta di una proposta in favore dell’euro ed europeista”, spiegano dal comitato promotore, “perché abbandonare le politiche del rigore è l’unico modo per salvare la moneta e le economie dell’eurozona”. E “non basta una ‘austerità flessibile’ – dicono – non ha senso, serve solo a spostare di poco” gli orizzonti temporali, “ma il fine rimane quello del rigore”.
Ciò su cui si intende intervenire è la Legge 243 del 2012, che recepisce il principio del pareggio di bilancio inserito nell’art. 81 della Costituzione. Attraverso quella legge, è il parere dei promotori, “il Parlamento ha inserito dei vincoli addirittura più impegnativi di quanto non fosse richiesto dal Fiscal compact”. E attraverso l’abrogazione di alcune parti della norma, “si restituirebbe sovranità politica in materia fiscale”.
Il comitato promotore è formato, tra gli altri, dagli economisti Paolo De Ioanna, Leonardo Becchetti, Gustavo Piga e Riccardo Dealfonso, e dai giuristi Mario Bertolissi, Giulio Salerno e Cesare Salvi. A essi si affianca un comitato sostenitore, attorno al quale si stanno riunendo esponenti politici che rappresentano un partito trasversale di opposizione all’austerità. Alla conferenza stampa era presente Mario Baldassarri, ex Pdl e poi Futuro e libertà, e c’erano anche esponenti di primo piano del Pd. Stefano Fassina, ad esempio, il quale ha annunciato “un impegno forte, anche attraverso le feste de l’Unità, perché si raggiunga l’obbiettivo della raccolta delle firme”. Poi l’ex presidente del partito, Gianni Cuperlo, il quale ha espresso “l’auspicio che tutto il Pd possa appoggiare l’iniziativa”, anche se, ha precisato, “io posso dare la mia adesione solo a titolo personale”.
Anche Sel ha garantito il suo impegno per la raccolta delle firme. E su questo tema si è registrato anche il riavvicinamento dell’ex Gennaro Migliore, il quale ha parlato della “necessità di una spinta popolare che dia legittimazione a quel cambiamento di marcia che il governo sta chiedendo all’Europa”. Nessun parlamentare del M5s era presente. Ma interrogati da eunews sulla possibilità di appoggiare il referendum, alcuni esponenti del movimento si sono detti “disponibili a valutare” l’opzione. “Noi siamo per l’abolizione del Fiscal compact, lo abbiamo espresso in più occasioni”, ha precisato Alessio Villarosa, “quindi siamo sensibili a iniziative che vanno in questa direzione”. “Tuttavia – prosegue con diffidenza – è necessario valutare con precisione il testo, perché a volte anche nelle virgole si nascondono i tranelli”.
Il referendum prevede quattro quesiti, e la raccolta delle firme partirà il 2 luglio e durerà fino al 30 settembre. Il primo quesito, illustrano i referendari, serve a “eliminare quelle disposizioni che consentono, nella definizione delle politiche di bilancio, di assumere obiettivi più stringenti di quelli provenienti dall’Europa”. Con la seconda domanda si mira ad ampliare le motivazioni per le quali è consentito l’indebitamento. Con la legge in vigore, è previsto che lo Stato possa derogare dal pareggio di bilancio solo in caso di eventi eccezionali (come calamità naturali o gravi crisi finanziarie). Con l’approvazione del referendum, sostengono i promotori, sarebbe consentito “non solo per eventi straordinari, ma anche al fine di considerare gli effetti del ciclo economico”. Poi ci sono gli automatismi che impongono al governo di ridurre la spesa in caso di “scostamenti significativi” dal pareggio di bilancio. Anche su questo, secondo i promotori del referendum, la legge “pone vincoli più stringenti rispetto a quanto previsto dalle normative europee e dal Fiscal compact”. Il terzo quesito mira a “correggere” questo “eccesso di rigore”. Infine, i promotori ritengono che la normativa identifichi “rigidamente e tassativamente il principio costituzionale di equilibrio dei bilanci pubblici con un obiettivo di bilancio stabilito in sede europea”. Con il quarto quesito si introdurrebbe un elemento di maggiore “elasticità”.