Il semestre europeo dell’Italia avrà anche un “Controsemestre popolare”. E’ una iniziativa che si pone in antitesi rispetto al periodo di presidenza italiana del Consiglio Ue, per “organizzare una vera opposizione di sinistra – spiegano i promotori – alle politiche economiche antisociali dell’Europa”. Non c’è ancora un calendario definito degli eventi, ma il primo appuntamento sarà una manifestazione che, alle 15 di sabato 28 giugno, partirà da Piazza della Repubblica, a Roma, con l’obbiettivo di arrivare a esprimere il dissenso a Via IV Novembre, davanti alla sede della Rappresentanza Ue in Italia.
“La scelta della data è simbolica”, afferma Giorgio Cremaschi, ex leader della Fiom e promotore di Ross@, che parla a nome del coordinamento per il controsemestre. Il 28 giugno è l’anniversario dell’attentato di Sarajevo, “dal quale ebbe inizio il suicidio dell’Europa con la prima guerra mondiale”. Anche “oggi – prosegue il sindacalista – c’è una guerra contro i popoli” fatta con le armi “dell’austerità, del pareggio di bilancio e del Fiscal compact”.
Il movimento si oppone alla politica del rigore, nella convinzione che sia stata “imposta dalle istituzioni europee, ma in fondo condivisa anche dai governi nazionali”. Gli antagonisti non credono alla svolta indicata dal premier Matteo Renzi. “Noi pensiamo che tutto ciò che fa sia concordato con Angela Merkel e con i fautori del rigorismo”, sostiene Cremaschi. La prova starebbe nelle “larghe intese europee che porteranno alla presidenza della Commissione Jean Claude Juncker, colui che per anni è stato il teorico del rigore”.
“Siamo di fronte a una regressione sociale – denuncia l’ex esponente Fiom – e la ‘mitica’ ripresa viene rinviata di anno in anno”. La colpa, secondo Cremaschi, è del fatto che non è cambiata in questi anni “la filosofia di gioco, non ci si è discostati dall’austerità”.
Obiettivo del movimento è “far saltare il Fiscal compact”. Perché, è la loro convinzione, “una volta che salta in Italia salterà anche nel resto dell’Ue, e con il Fiscal compact salterà anche la politica dell’austerità”. Con questa intenzione hanno raccolto 3.000 adesioni a una petizione presentata alla Camera. Il documento chiede ai parlamentari di promuovere un referendum di indirizzo sul Fiscal compact. “I cittadini hanno diritto di esprimersi – sostengono i promotori – e poi vedremo se potranno essere ignorati”.
Non ci sono solo i trattati europei e la politica del rigore tra bersagli del controsemestre. Anche i sindacati unitari sono nel mirino. Perché, sostiene Cremaschi, “prendono schiaffi e non mostrano nessuna reazione, com’è successo con l’art. 18 (dello Statuto dei lavoratori, modificato dalla riforma Fornero) e come sta succedendo per il jobs act di Renzi”.