Federica Mogherini non pensa alle nomine. Non ora, almeno. Preferisce pernsare al lavoro, per cercare di non avere la luce dei riflettori puntata addosso e dare modo e tempo al governo di condurre i negoziati sulle nomine nel modo opportuno. Sceglie la linea di basso profilo, per affrontare il tema di una sua possibile successione a Catherine Ashton quale Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue. “Mi sembra che ne parliate tantissimo voi…”, dice non trattenendo sorrisi letti da alcuni come segnali rivelatori di ambizioni italiane al posto ora occupato dai britannici. “Da due giorni a questa parte non ci sono notizie”, aggiunge la titolare della Farnesina a margine della riunione ministeriale della Nato. “Stiamo facendo il lavoro sui dossier, che è molto impegnativo e molto importante, e sia io sia i miei colleghi siamo concentrati su questo”.
Risposte di rito, tattiche per sviare l’attenzione su altri argomenti. Mogherini non si sbilancia. Parla poco perchè in questi momenti è più saggio usare cautela che sbilanciarsi. E il titolare della Farnesina non si sbilancia neppure su South Stream, il progetto di gasdotto che vede coinvolte aziende italiane con la Russia, a cui la Nato ha chiuso le porte dopo la crisi ucraina. “Ne parliamo in una sede non Nato di South Stream”, risponde Mogherini a chi prova a ottenere dichiarazioni sull’argomento. Mogherini parla di ciò per cui è venuta a Bruxelles: gli affari esteri. “C’è la consapevolezza della necessità di risolvere la crisi con la Russia e non contro la Russia”, anche perchè a chiederlo è il partner ucraino”. Il coinvolgimento di Mosca “è stato anche il messaggio del nuovo ministro degli Esteri ucraino, Pavlo Klimkin, invitandoci a sostenere il piano di pace del presidente Petro Poroshenko”. E poi c’è l’Iraq, dossier di nuova attualità. Se ne è discusso alla Nato a livello, e “abbiamo concordato tra di noi la necessità di avere un approccio politico alla situazione in Iraq, quindi nessun intervento”.