Ci hanno provato fino all’ultimo, ma allo scadere dei termini devono ammettere la sconfitta: Le Pen non ce l’ha fatta, il gruppo di estrema destra non ci sarà, almeno alla prima sessione plenaria del nuovo Parlamento europeo. Dopo le ultime giornate passate in trattative estenuanti alla ricerca degli ultimi due componenti necessari per formare la coalizione (che deve essere composta da almeno 25 deputati di 7 diversi Stati membri) oggi il Front National annuncia con un comunicato la decisione di “prendersi più tempo” per formare un gruppo. “Fedeli ai nostri valori e ai nostri impegni politici e d’accordo con i nostri alleati”, spiega il partito di Marine Le Pen, “abbiamo fatto la scelta di privilegiare la qualità e la coerenza piuttosto che la facilità e la fretta”.
Impossibile trovare altri alleati oltre ai cinque che fin dall’inizio hanno aderito: oltre al Front National, la Lega Nord, i belgi di Vlaams Belang, l’austriaco FPO, e il Partito per la libertà olandese. Già ieri sera le tensioni erano apparse fortissime a causa del rifiuto dell’olandese, Geert Wilders di accettare nel gruppo il deputato polacco del Congresso della Nuova Destra, accusato di posizioni fortemente antisemite. “Il nostro rifiuto di allearci con movimenti di cui certi membri hanno proclamato posizioni incompatibili con i nostri valori, non ha reso possibile la formazione di un gruppo politico al Parlamento europeo prima della scadenza del 23 giugno”, conferma il Front National. “Ci dispiace nel breve termine – fa sapere il partito – ma la prendiamo come scelta morale e politica di lungo termine”.
La rinuncia a formare il gruppo nell’immediato porterà Le Pen e compagni nel calderone dei Non iscritti per le prime riunioni plenarie, ma non si tratta di una condizione definitiva: le trattative potranno infatti continuare e la coalizione si potrà formare anche più avanti. In questo modo però, gli europarlamentari perderanno la possibilità di partecipare alla spartizione delle cariche interne elettive (presidenza e vicepresidenze di commissioni e delegazioni, che sono comunque assegnate per votazione), almeno per i primi due anni e mezzo. I Non iscritti hanno anche tempo di parola in Aula molto limitato e possono presentare emendamenti soltanto se trovano altri 40 europarlamentari disposti a controfirmarlo. Ma i deputati del Front National si dicono “convinti che sarà possibile formare il gruppo molto presto” e assicura che i negoziati con diversi partiti “continuano parallelamente e con la più grande determinazione”.
Tra i Non iscritti finiranno anche i componenti della Lega Nord, primi alleati di Le Pen nel tentativo di formare un gruppo unitario. Una condizione non nuova per Mario Borghezio, che già ci era passato alla fine della scorsa legislatura, dopo essere stato cacciato dal gruppo degli euroscettici per le sue dichiarazioni sul ministro Kyenge. In quel periodo “mi sono trovato benissimo in compagnia dei Le Pen”, scrive oggi Borghezio, sicuro che “se per qualche tempo – probabilmente breve – ora tutta la delegazione della Lega sarà allocata fra i ‘Non iscritti’, da un preteso ‘male’ nascerà un ‘bene’”. Secondo l’esponente del Carroccio “dimostriamo così che, pur di non fare aggregazioni dubbie, scegliamo di rinunciare a soldi, surplus di funzionari e vantaggi vari. Filosofia grillina allo stato puro, ma attuata”.