Incassata (a quanto pare) la candidatura di Jean Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea, il Ppe cerca un assestamento rispetto alla linea di cambiamento dell’Europa chiesta da Matteo Renzi e dalla sinistra europea. E’ questo il dato che emerge dalla visita dei capigruppo del Parlamento europeo alle istituzioni italiane. Un appuntamento di prassi, in vista dell’inizio del semestre di presidenza italiana del Consiglio Ue.
In mattinata è toccato al premier Matteo Renzi ricevere la visita della delegazione europarlamentare. “Abbiamo offerto al governo italiano tutta la collaborazione perché il semestre di presidenza possa essere fruttuoso e proficuo”, ha dichiarato Gianni Pittella uscendo da Palazzo Chigi. L’interesse è riuscire ad adottare, ha proseguito il presidente ad interim del Parlamento Ue, “misure innovative per la crescita, la creazione di posti di lavoro e la gestione solidale dell’immigrazione”. E ancora, si dovrà lavorare per il “potenziamento del ruolo dell’Europa nel mondo”, in vista delle “sfide” che si aprono al di là delle frontiere orientali dell’Unione. Queste, quindi, le priorità individuate. Priorità che il documento elaborato da Herman Van Rompuy per il Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi “sta recependo”. Come ha indicato il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, alla vigilia della presentazione, in Parlamento, del programma italiano per il semestre Ue.
Tutti d’accordo quindi? Ancora c’è del lavoro da fare. Dopo una visita al Quirinale, dove Giorgio Napolitano ha ricordato “il contributo storico” dell’Italia per la “piena affermazione del ruolo del Parlamento Ue”, la delegazione si è spostata a Palazzo Madama per incontrare il presidente del Senato, Pietro Grasso, e quello della Camera, Laura Boldrini. Grasso ha sottolineato la necessità di “un impegno per il confronto sereno e costruttivo tra le forze politiche”, rinnovando la richiesta italiana di “non considerare le spese per le riforme strutturali” all’interno delle restrizioni imposte dal Patto di stabilità. Poi ha parlato il capogruppo del Ppe Manfred Weber, che ha subito messo in chiaro la posizione del suo gruppo: “Non si può più pensare alla creazione di nuovi debiti – ha ammonito – la regola del Patto di stabilità va mantenuta”. Da Berlino però è arrivato nelle stesse ore un messaggio più tranquillizzante da Angela Merkel, secondo la quale c’è spazio per la flessibilità senza dover cambiare le regole.
Su una posizione diversa da quella del Ppe si collocano i liberali dell’Alde. In loro rappresentanza, Guy Verhofstadt ha condiviso la necessità di porre un freno ai debiti nazionali, ma ha lanciato una proposta di cui, spera, “la presidenza italiana di turno si faccia promotrice”. L’idea, non menzionata esplicitamente, è quella dei project bond europei. “Dalla crisi si esce con maggiore integrazione dei mercati, delle reti di trasporti e di quelle per l’energia”, ha indicato il liberale, il quale ha aggiunto che per questo “sono necessarie forme di finanziamento europee”, che consentirebbero di accedere ai capitali necessari “con tassi prossimi allo zero”.
Molto critica l’esponente del Gue, Barbara Spinelli, la quale ha parlato di “incredibile riservatezza” sul “mercanteggiamento delle nomine” che si è “registrato a livello dei governi”. E proprio sulle nomine, dopo che sono ormai, sembra, acclarate le poltrone di presidente della Commissione per Juncker (come chiedeva il Parlamento e anche il leader della Sinistra – Gue Alexis Tsipras), e del Parlamento Ue per Martin Schulz, si continua a discutere. Se Angela Merkel ha già deciso che Guenther Oettinger continuerà a rappresentare la Germania nella Commissione, per l’Italia “nomina consequentia rerum”. La citazione è stata usata da Sandro Gozi per ribadire che, prima dei nomi , bisogna sapere cosa fare e dunque quale portafoglio spetterà al nostro paese. Sui media italiani si è parlato della possibilità di avere l’Alto rappresentante per gli Affari esteri, con il nome di Massimo D’Alema ritornato in auge, ma in competizione con l’attuale ministro degli esteri Federica Mogherini. Ma Gozi ha preferito dribblare la questione. “L’Italia avrà un commissario di peso”, ha assicurato, perché “abbiamo ottimi candidati per tutti i portafogli della Commissione”.