Nel Maggio 2014 i cittadini europei hanno eletto un nuovo Parlamento Europeo, aprendo un nuovo ciclo legislativo. Questo momento di rinnovamento arriva precisamente mentre le nostre nazioni emergono da anni di crisi economica, quando la disillusione pubblica nei confronti della politica europea si è ormai diffusa. È il momento giusto per dire su cosa vogliamo che si concentri l’Unione e come vogliamo che funzionino le sue istituzioni negli anni a venire.
La nostra società dovrà affrontare tutta una serie di importanti sfide. Nonostante la ripresa europea stia guadagnando terreno, la disoccupazione rimane la nostra più grande preoccupazione – specialmente quella giovanile – e le diseguaglianze sono in crescita. Contemporaneamente, l’economia globale sta cambiando rapidamente. La corsa verso innovazione, capacità e mercato implica che tutte le nostre nazioni debbano agire d’anticipo ed adattarsi per poter prosperare. La competizione globale è accentuata dalla scarsità di risorse naturali, da alti prezzi per l’energia e dall’impatto del climate change; la dipendenza energetica dell’Europa è attualmente un punto debole. In tutto il mondo, radicalizzazione ed estremismo nutrono l’instabilità. I trend demografici rappresentano una sfida, considerando che società sempre più vecchie impongono una pressione notevole sui nostri sistemi di welfare, e restringono la forza lavoro, spingendo l’Europa ad alzare la posta in gioco nella gara per la ricerca del talento che si gioca a livello globale; al contempo, flussi di migrazione irregolari necessitano una risposta condivisa.
Di fronte a tale contesto, il primo scopo del lavoro dell’Unione nei prossimi anni dovrà essere quello di rendere le nostre società adatte ad affrontare il futuro, e di incoraggiare la fiducia.
Le nazioni europee ricoprono una posizione unica per plasmare il cambiamento – sia individualmente sia come collettività in quanto Unione. La nostra diversità è un asset, la nostra unità ci porta forza. Non ci mancano le opportunità. Per poter fare ciò che le persone in Europa si aspettano, la nostra azione comune si deve concentrare dove può fare la più grande differenza. In linea con i principi di sussidiarietà e proporzionalità, l’Unione dovrebbe agire solamente quando assieme possiamo raggiungere qualcosa che le nazioni non possono raggiungere individualmente. Dovrebbe mostrare autocontrollo nell’esercitare le sue competenze quando gli stati membri potrebbero raggiungere gli stessi obiettivi in modo migliore. La credibilità dell’Unione dipende dalla sua abilità di assicurarsi che le sue istituzioni facciano seguito alle proprie decisioni e mantengano i propri impegni. Un dialogo efficace con i Parlamenti Nazionali contribuisce al successo delle politiche europee nelle nostre nazioni. Tutto ciò richiede focus e guidance politici attorno a priorità prefissate. Sopratutto, l’enfasi dovrebbe essere posta su risultati concreti.
In questo spirito generale il Consiglio Europeo, essendo il corpo dell’Unione Europea atto a dettarne l’agenda, oggi delinea il corso da seguire nei prossimi cinque anni, identificando cinque priorità onnicomprensive: economie più forti con più lavori; società che siano in grado di conferire autorità e proteggere; un futuro sicuro dal punto di vista energetico; un’area di fiducia di libertà fondamentali; un’azione congiunta più efficace nel mondo.
1. Un’Unione di posti di lavoro, crescita e competitività
Le nostre nazioni stanno emergendo dalla più profonda crisi economica in un’intera generazione. Vediamo che le riforme stanno portando risultati. Eppure, non ci sarà un ritorno alle promesse dei giorni che furono. Rimangono infatti importanti sfide da affrontare: crescita lenta, alto tasso di disoccupazione, investimenti privati e pubblici insufficienti, debito pubblico, mancanza di competitività, squilibri all’interno dell’area euro. Tutte le nostre economie necessitano di continuare a perseguire riforme strutturali. Chiaramente, i nostri punti di forza comuni dipendono l’uno dall’altro e dal successo di ogni nazione. Ecco perché, avendo come base i recenti sforzi di consolidamento, le esistenti regole del Patto di Stabilità e Crescita ed il pieno utilizzo della flessibilità in esse integrata, l’Unione necessità di compiere passi coraggiosi per stimolare gli investimenti, creare posti di lavoro ed incoraggiare riforme a favore della competitività. Le politiche europee devono prendere in considerazione la competitività internazionale dell’industria europea.
Di conseguenza, le priorità che prefissiamo per l’Unione nei prossimi cinque anni sono quelle di:
sfruttare appieno il potenziale del mercato unico: rendendo più facile attingere alle sue opportunità per le imprese; recuperando slancio nel settore di prodotti e servizi digitali e completando il mercato unico digitale entro il 2015;
promuovere un clima di imprenditorialità e creazione di posti di lavoro, e non ultimo per le PMI: migliorando l’accesso al finanziamento ed all’investimento; migliorando il funzionamento dei mercato del lavoro e alleggerendo il carico fiscale dal lavoro; riducendo i carichi amministrativi e i costi di compliance non necessari;
investire e preparare le nostre economie al futuro: occupandosi dei bisogni di investimento necessari da tempo nei settori dei trasporti, dell’energia e delle infrastrutture di telecomunicazione di portata europea così come nell’efficienza energetica, nell’innovazione e nella ricerca, nelle capacità e nell’innovazione; mobilizzando a tal fine il giusto mix di finanziamento pubblico e privato e facilitando gli investimenti di lungo termine attraverso la mobilizzazione immediata degli strumenti finanziari esistenti e lo sviluppo di nuove capacità finanziarie; incoraggiando l’innovazione e la ricerca;
rinforzare l’attrattiva globale dell’Unione come luogo di produzione ed investimento con una forte base industriale, e completare i negoziati su accordi commerciali internazionali, con spirito di mutuo e reciproco vantaggio, incluso il TTIP, entro il 2015;
continuare il lavoro che renda l’Unione Economica e Monetaria un fattore solido e resiliente di stabilità e crescita: con governance più forte e maggiore coordinazione e solidarietà politica, che ci permetta di evitare che sviluppi problematici in alcuni stati membri coinvolgano poi anche gli altri.
L’integrità del mercato unico e l’apertura verso nazioni dell’Unione che non fanno parte dell’area euro debbono essere preservate.
2. Un’Unione che dia autorità ai suoi cittadini e sia in grado di proteggerli
Gli europei hanno beneficiato delle opportunità offerte dalle economie integrate dai confini ora aperti, ma i vantaggi non sono immediatamente tangibili per tutti. Molti temono la povertà e l’esclusione sociale. L’Unione deve continuare a fare ciò che è giusto, e continuare a sbloccare opportunità, ma deve anche essere percepita e ne si deve fare esperienza come fonte di protezione. Le persone si aspettano che l’Europa difenda i loro interessi e tenga lontane le minacce, ma anche che rispetti le loro identità ed il loro senso di appartenenza. L’Unione deve essere più forte all’esterno, più premurosa all’interno.
Di conseguenza, rispettando le competenze degli stati membri, le priorità che stabiliamo per questo campo per i prossimi cinque anni sono di:
aiutare a sviluppare skill e sviluppare talenti e opportunità di vita per tutti: aumentando la lotta contro la disoccupazione giovanile, in particolare per quei giovani che non sono nel sistema di istruzione, impiego o training (i NEET); promuovendo le giuste skill per l’economia moderna ed il long-life learning; facilitando la mobilità di lavoratori, specialmente in campi con opportunità persistenti o mismatch di skill;
garantire l’equità e preservare la fiducia: proteggendo da frodi ed abusi la conquista rappresentata dalla libera circolazione dei cittadini della UE, dato che essi, seppur limitati, minano la fiducia nei sistemi di welfare degli stati membri e ostacola i cittadini, la cui mobilità contribuisce positivamente al fiorire dell’economia; combattendo con ogni mezzo l’evasione fiscale e le frodi fiscali, per assicurare che ogni cittadino contribuisca in modo equo alla spesa pubblica, attraverso una intensificata cooperazione all’interno dell’Unione e con partner esterni contro qualsiasi scappatoia residua;
aiutare ad assicurarsi che le nostre società abbiano predisposto reti di sicurezza per accompagnare il cambiamento e riequilibrare le ineguaglianze, con sistemi di protezione sociale che siano efficienti, equi ed adatti al futuro; inoltre, investire in capitale umano e tessuto sociale è anche fondamentale per le prospettive di prosperità di lungo termine per l’economia europea.
3. Verso un’Unione Energetica
Gli eventi geopolitici, la competizione energetica globale e l’impatto del climate change stanno innescando riconsiderazioni sulla nostra strategia energetica e climatica. Dobbiamo evitare che l’Europa si appoggi così tanto alle importazioni di gas e carburante. Per assicurarci di avere in pieno controllo il nostro futuro energetico, dobbiamo costruire un’Unione Energetica che miri ad energia conveniente, sicura e verde. L’efficienza energetica è essenziale, dato che l’energia più economica e più pulita è proprio quella che non consumiamo.
In vista di tale sfida, le politiche energetiche e climatiche dei prossimi cinque anni devono essere focalizzate su:
energia conveniente per aziende e cittadini: moderando la domanda energetica attraverso una migliore efficienza energetica; completando realmente il nostro mercato energetico integrato; trovando modi per aumentare il potere collettivo di contrattazione dell’Unione; stimolando la ricerca, lo sviluppo e la base industriale europea nel campo dell’energia;
energia sicura per tutte le nazioni: accelerando la diversificazione della fornitura energetica, soprattutto attraverso risorse rinnovabili e indigene, come mezzi per ridurre la dipendenza energetica, inclusa quella verso il gas russo; sviluppando le necessarie strutture, quali le interconnessioni; dando agli attori pubblici e privati la corretta cornice di progettazione in modo da permettere loro di prendere decisioni di investimento sul medio e lungo periodo;
energia verde: continuando a guidare la lotta contro il global warming, verso l’incontro COP 2015 delle Nazioni Unite che si terrà a Parigi, ed oltre, ivi inclusi target ambiziosi per il 2030 che siano sia pienamente in linea con gli obiettive EU per il 2050 sia raggiungibili in modo economicamente vantaggioso.
4. Un’Unione di libertà, sicurezza e giustizia
I cittadini si aspettano che i loro governi forniscano loro un forte senso di giustizia, protezione ed equità. Questo richiede un’azione comune a livello europeo, basata sui nostri valori fondamentali. Dato le loro dimensioni transnazionali, i fenomeni quali il terrorismo ed il crimine organizzato richiedono una più forte cooperazione UE. Lo stesso vale per le questioni di giustizia, dato che i cittadini studiano, lavorano, fanno affari, si sposano ed hanno bambini in misura crescente in tutta l’Unione. Un’altra sfida è rappresentata per gli anni a venire dal gestire in modo efficiente i flussi migratori, che sono in aumento a causa di instabilità e povertà in ampie zone del mondo, e dei trend demografici – una questione che richiede solidarietà e responsabilità, unite ad una gestione moderna dei confini esterni dell’Unione.
Di conseguenza, le priorità che stabiliamo per l’Unione per i prossimi cinque anni sono di:
gestire meglio la migrazione in ogni suo aspetto: aumentando l’attrattiva dell’Europa per i non-Europei con skill specifiche; gestire più rigoroso la migrazione irregolare, anche attraverso una migliore cooperazione con stati terzi; proteggendo coloro che hanno bisogno attraverso una robusta politica di asilo; con una gestione rafforzata dei confini esterni dell’Unione;
prevenire e combattere il crimine ed il terrorismo: applicando tolleranza zero per crimine organizzato, ad esempio traffico di essere umani; combattendo la corruzione; combattendo il terrorismo e contrastando la radicalizzazione – garantendo allo stesso tempo i valori ed i diritti fondamentali, inclusa la protezione dei dati personali;
migliorare la cooperazione giudiziaria fra nazioni: costruendo ponti fra diversi sistemi e tradizioni di giustizia; rafforzando gli strumenti comuni, incluso Eurojust; attraverso un più semplice mutuo riconoscimento delle sentenze, in modo che i cittadini e le aziende possano esercitare più facilmente i loro diritti in tutta l’Unione.
5. L’Unione come attore globale di primo piano
Gli eventi recenti mostrano come sia divenuto mutevole l’ambiente strategico e geopolitico, non ultimo ai confini dell’Unione verso l’est e verso sud. L’instabilità delle più ampie regioni a noi confinati è ai massimi storici. Allo stesso tempo, non è mai stato considerato così importante coinvolgere i nostri partner globali in questioni di interesse reciproco o globale. Per difender i nostri interessi ed i nostri valori, e per proteggere i cittadini, è cruciale che l’Unione Europea si impegni in tali relazioni in modo più significativo.
Le seguenti priorità saranno chiave negli anni a venire in ambito di politica estera:
massimizzare la nostra influenza: assicurando la compattezza fra stati membri e obiettivi di politica estera dell’UE, migliorando coordinazione e compattezza fra i campi principali di azione esterna dell’EU, quali commercio, energia, giustizia, affari di stato, politiche economiche e di sviluppo;
essere un partner più forte nella nostra area geografica: concentrando gli sforzi per promuovere la stabilità, la prosperità e la democrazia nelle nazioni più prossime alla nostra Unione, sul continente europeo, in Africa ed in Medio Oriente;
impegnare i nostri partner strategici globali in un ampio ventaglio di questioni – dal commercio alla cyber security alla prevenzione dei conflitti, alla non-proliferazione ed alla gestione delle crisi – bilateralmente e in ambiente multilaterale;
investire in cooperazione per sicurezza e difesa, in modo da mantenere i nostri impegni e le nostre responsabilità in tutto il mondo: rafforzando la Politica Comune di Sicurezza e Difesa; assicurandosi che gli stati membri mantengano e sviluppino le necessarie capacità di civili e militari, anche attraverso il lavoro in pool e la condivisione; con una più forte industria di difesa europea.