Nel giorno in cui i ministri dell’Eurogruppo si sono riuniti a Lussemburgo per discutere dell’andamento economico e finanziario dei Paesi della zona Euro sono state molte le questioni poste sul tavolo – dall’adozione della moneta unica da parte della Lituania al completamento dell’Unione bancaria – ma al centro del dibattito è stata soprattutto la questione delle riforme strutturali che i diversi Stati dovrebbero attuare e la possibilità di rendere le regole europee più flessibili.
“Tutti i ministri hanno sostenuto la necessità di rispettare le regole che già esistono in Europa – ha dichiarato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem al termine della riunione dei ministri – il confronto è stato su come rendere più incisivo il meccanismo delle riforme che già abbiamo attivato. Alla fine dell’anno sarà il momento più opportuno per rivedere le procedure e per capire se c’è modo di semplificarle”.
Lo stesso ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan, prima dell’incontro dell’Eurogruppo aveva dichiarato: “La maggior flessibilità che il governo italiano chiede all’Europa consiste nel mettere in campo tutti gli strumenti di cui l’Ue già dispone per accelerare la crescita e creare nuovi di posti di lavoro”.
Più netta la richiesta di Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, a Lussemburgo per presentare di fronte all’Eurogruppo il rapporto ‘Article IV’ sui Paesi che hanno adottato la moneta unica. Secondo quanto riportato nel rapporto dell’Fmi la ripresa è ancora troppo fragile nell’Eurozona e servono riforme forti che la sostengano: “Anche se le azioni politiche hanno rilanciato la fiducia degli investitori preparando le fondamenta per la ripresa e anche se a livello nazionale i governi hanno fatto progressi nei risanamenti del debito pubblico e dei bilanci bancari – si legge nel rapporto – l’attività e gli investimenti devono ancora recuperare i livelli pre-crisi e nel primo trimestre del 2014 la crescita è stata più debole del previsto e distribuita in modo ineguale fra gli Stati”.
Secondo Lagarde gli aspetti che suscitano più timori sono la disoccupazione giovanile che si trova ancora a livelli “inaccettabili” e l’inflazione “bassa in maniera preoccupante”. “Se l’inflazione nell’Eurozona dovesse rimanere su livelli ostinatamente bassi, la Bce dovrebbe valutare l’acquisto di titoli di Stato su larga scala – è spiegato nel rapporto dell’Fmi – e questo rafforzerebbe la fiducia, migliorerebbe i bilanci delle famiglie e delle imprese, stimolerebbe i prestiti delle banche e avrebbe un forte impatto sulla domanda e sull’inflazione”.
Lagarde ha di fatto precisato che l’obiettivo prioritario perché venga raggiunta una crescita solida è quello di ridurre il debito pubblico degli Stati. A questo proposito l’attuale Patto di stabilità ha bisogno di essere semplificato perché contiene alcune complessità ed implica delle divergenze di interpretazione. I due parametri del 3% del deficit/Pil e del 60% del Debito/Pil ad esempio sono stati definiti in un periodo di crescita, mentre ora molti paesi hanno un rapporto debito/Pil di gran lunga superiore al 60%. “Questo significa – ha concluso Lagarde – che se affrontiamo la riduzione del debito pubblico solo con la riduzione del deficit, in un paese come l’Italia il rapporto debito/Pil scenderebbe di 3 o 4 punti percentuali all’anno. Oggi il rapporto debito/Pil italiano è al 133%: si arriverebbe al 60% solo nel 2034”.