La maggior flessibilità che il governo italiano chiede all’Europa non ha a che fare con lo scorporo degli investimenti produttivi dal calcolo del deficit pubblico: “Noi non abbiamo fatto questa richiesta, abbiamo posto il problema di mettere sul campo tutti gli strumenti di cui l’Europa già dispone per accelerare la crescita e la creazione di posti di lavoro”. A Lussemburgo a margine dei lavori dell’Eurogruppo il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha puntualizzato così la posizione italiana.
Sul tema della flessibilità si è espresso anche il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, anche lui nel Granducato per partecipare al Consiglio Affari sociali: “Oggi per noi il tema urgente non è quello di cambiare le regole – ha dichiarato il ministro – le regole dell’Ue già comprendono una serie di possibilità per connettere le riforme, i costi delle riforme e la flessibilità nell’uso delle risorse. Il tema per noi è ricostruire il senso di fiducia interno tra i Paesi”.
“Se uno si impegna a fare le riforme e questo produce conseguenze sui parametri europei della finanza pubblica – ha specificato Poletti – se ne deve tenere conto. E’ paradossale che da una parte si chieda legittimamente di fare riforme e dall’altra che gli investimenti per fare queste riforme diventino un vincolo”.
Il ministro dell’Economia Padoan ha poi evidenziato quali sono le priorità per il prossimo semestre europeo di presidenza che spetterà all’Italia: “Lavoreremo su crescita e occupazione perché per molti anni l’Unione europea ha messo di fatto sul tappeto come priorità altre cose, altrettanto importanti, come il consolidamento di bilancio e l’unione bancaria. Sono stati fatti moltissimi progressi su questi campi, ma manca progresso sul tema di crescita e occupazione”.
Padoan si è infine espresso sulla questione del patto di stabilità interno e sulle indicazioni che il governo intende dare nei prossimi due mesi. “Il problema del patto di stabilità interno è all’agenda del governo – ha concluso il ministro – questa settimana cominceremo ad ascoltare i risultati dei gruppi di lavoro interni perché questo è un meccanismo che va rivisto per rendere più efficiente l’interazione tra governo, enti locali e regioni”.