Fino a qualche giorno fa tutti lo davano morto e sepolto e invece ora, come per miracolo, il nome di Jean-Claude Juncker è tornato improvvisamente il più gettonato per la nomina a Presidente della Commissione europea. “Siamo convinti che ce la farà”, dichiara Antonio Tajani dal congresso del Ppe in Portogallo. “Noi non siamo interessati ai nomi ma ai programmi e in questa ottica non c’è alcuna pregiudiziale nei confronti di Juncker. Il punto è che Juncker dovrà cambiare rotta rispetto alla politica del rigore”, afferma il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi. E proprio un accordo sui programmi, o meglio, sul programma di rendere più flessibili i vincoli del Patto si Stabilità starebbe favorendo il lussemburghese nella sua corsa verso l’esecutivo di Bruxelles.
Ieri il Presidente e negoziatore per il Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha incontrato il presidente del Consiglio Matteo Renzi a Roma. I due hanno avuto un colloquio di poco più di due ore. Nomine e programmi al centro della discussione, ma soprattutto la questione del 3% nel rapporto deficit/Pil. Van Rompuy “sta lavorando a un testo” ha rivelato l’ormai ex capogruppo S&D al Parlamento europeo, Hannes Swoboda. Il politico austriaco ha spiegato che “per Renzi concedere più flessibilità al patto di Stabilità è la precondizione per qualsiasi tipo di accordo sulla Commissione europea”. E più flessibilità vuol dire che “alcuni investimenti pubblici produttivi devono essere esclusi dal conteggio del deficit”. “Conoscendo le qualità di mediatore di Van Rompuy, sono convinto che riuscirà a fare un miracolo”, ha affermato Enrico Letta. Prima di incontrare Van Rompuy Renzi ha anche telefonato al presidente francese Froncois Hollande e al primo ministro olandese Mark Rutte per discutere della questione.
Il britannico David Cameron invece sembra essere sempre più solo nella sua battaglia contro Juncker. “Non importa quanti all’interno del Consiglio europeo siano in disaccordo con me, io mi batterò fino alla fine”, ha dichiarato durante il question time alla camera dei Comuni, mostrando un certo nervosismo.
E così ora non sono pochi ad essere pronti a scommettere che al prossimo Vertice europeo, quello del 27 giugno, il nome di Juncker contro tutti i pronostici otterrà la maggioranza qualificata necessaria alla nomina. Ma i leader europei per il momento non prendono posizione ufficialmente e direttamente, però il fatto che uomini a loro vicini stiano cominciando a fare quel nome su cui prima tutti tendevano invece a fare distinguo è un segnale che, improvvisamente, le cose sono cambiate. “Non abbiamo altra alternativa a quella di sostenere Juncker”, ha spiegato anche l’eurodeputato tedesco di lungo corso Elmar Brok. E la sua è una voce molto importante a Strasburgo in quanto Brok è l’uomo più fidato di Angela Merkel al Parlamento europeo. “Non c’è alcuna necessità di modificare il Patto di Stabilità e Crescita. Tutti gli strumenti di flessibilità di cui abbiamo bisogno sono già contenuti nel Patto”, ha precisato però Merkel. Ma questo è proprio il punto, il patto in sé non si modificherà ma si dovrà interpretare in maniera più flessibile. Su come farlo Van Rompuy continua a lavorare.