Ce l’hanno detto in tutte le salse e non perdono occasione per ricordarcelo: l’Europa del futuro (prossimo) non figurerà più tra le grandi potenze economiche della terra e nel 2050 non farà più parte del G7. Secondo la classifica stilata dalla PricewaterhouseCoopers (PwC), una delle più importanti società di consulenze della City londinese, il nuovo scacchiere dei fantastici sette sarà composto da Cina, India, Stati Uniti, Brasile, Giappone, Russia e Messico.
Eppure un gruppo di intellettuali ed economisti crede ancora nell’Europa e ha redatto un manifesto per invitare i leader europei che prenderanno parte alla prossima legislatura a fare di più, a non arrendersi. ‘Impegnare l’Europa nel mondo’ – questo il nome del manifesto sottoscritto da Jacques Delors, Antonio Vitorino, Pascal Lamy, Eneko Landaburu, Etienne Davignon, Elisabeth Guigou, Nicole Gnesotto, Philippe de Schoutheete, Elvire Fabry e Sami Andoura – individua cinque traguardi che, se raggiunti, potrebbero dare una chance all’Europa di domani.
“Possiamo contribuire a consolidare la nostra posizione e il ruolo dell’Ue nell’arena internazionale – si legge nel manifesto – dandoci alcuni obiettivi concreti per il breve e medio termine”. La prima cosa da fare, secondo il gruppo, è accelerare l’attuazione dei meccanismi di gestione collettiva delle crisi e rafforzare le capacità militari. Il secondo passo consiste in una maggior attenzione al tema dell’energia: “I nostri interessi nel settore energetico devono essere coordinati per garantire la sicurezza del nostro approvvigionamento e bisogna pensare a una sorta di comunità energetica europea”.
Nella lista delle priorità rientra anche la questione dei migranti. “Dobbiamo essere uniti nella lotta contro l’immigrazione clandestina – scrivono – ma se allo stesso tempo sviluppassimo una politica comune in materia d’immigrazione legale, questo ci consentirebbe di affrontare la sfida del nostro declino demografico”.
Il quarto obiettivo è fare in modo che le imprese europee possano beneficiare della crescita dei mercati emergenti. In più, spetta a una politica commerciale comune solida e oculata promuovere gli standard dell’Ue nel mondo. Infine, l’ultimo invito che il gruppo rivolge ai nuovi timonieri d’Europa suona come un vero e proprio appello, una condizione senza la quale l’Ue non può certo sperare di contare ancora qualcosa: “Dobbiamo impegnarci a coinvolgere e ad essere coinvolti di più dai paesi vicini”.