La linea italiana sulle nomine europee è ferma: prima i contenuti, poi i nomi. Ieri, nel corso dell’incontro tra il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il premier italiano Matteo Renzi, è stato ribadito quanto aveva preannunciato in mattinata Sandro Gozi. E la richiesta italiana prende corpo in un documento programmatico che verrà presentato al prossimo Consiglio europeo del 26 e 27 giugno. Sui contenuti non c’è ancora una versione definitiva. Il documento verrà aggiornato e corretto fino all’ultimo momento, perché trovare la quadra non sarà compito semplice. Si dovranno conciliare le esigenze di chi chiede maggiore flessibilità per le regole di bilancio e chi, come la Germania, è più orientato verso il mantenimento del rigore.
Sulle nomine, quindi, non c’è alcun pregiudizio italiano nel sostenere l’esponente del Ppe Jean Claude Juncker alla guida della Commissione europea. Niente pregiudizi, ma una condizione. E’ stata espressa dal sottosegretario Gozi al termine dell’incontro. “Chiunque sia presidente della Commissione, quindi anche Juncker – ha dichiarato l’esponente di governo – si impegni sulle priorità politiche: crescita, occupazione, energia, diritti fondamentali”. Questi, dunque, alcuni dei temi che verranno toccati dal documento da presentare al Consiglio. Appare scontato che il documento dovrà parlare anche di regole in materia di conti pubblici.
Il sì di Renzi a Juncker resta legato alla disponibilità del lussemburghese di cambiare rotta rispetto alle posizioni rigoriste finora abbracciate dall’Unione. La linea italiana esposta a Van Rompuy è stata illustrata anche agli altri principali attori europei. In vista dell’appuntamento con il belga, Matteo Renzi ha fatto un giro di telefonate. Il giorno prima aveva sentito il presidente francese Froncois Hollande e il primo ministro olandese Mark Rutte. Ieri mattina ha parlato anche con il premier britannico David Cameron, il quale ha annunciato che fino all’ultimo non smetterà di opporsi alla nomina dell’ex presidente dell’Eurogruppo.
Sul fronte tedesco, dove Juncker gode dell’appoggio di Angela Merkel, si sono registrate aperture a Renzi – per quanto tiepide – riguardo all’allentamento del rigore. Il vice-cancelliere Sigmar Gabriel parla da giorni della necessità di dare più tempo agli stati per ridurre il debito pubblico. Per farlo però, ha ammonito Merkel, non è necessario rivedere le regole. “Non intendiamo allontanarci dal Patto di stabilità”, ha dichiarato la cancelliera, aggiungendo che “è sufficiente annunciare le riforme” e, “se vengono portate avanti, il Patto di stabilità consente di prendere tempo e dà flessibilità”.
Su questo punto pare che anche il governo italiano sia d’accordo. Ieri, prima di partire alla volta di Parigi per incontrare il suo omologo francese, il sottosegretario Gozi ha precisato che “non si tratta di correggere le regole esistenti, ma di rendere la loro interpretazione più intelligente e più flessibile, così da poterle utilizzare al meglio al servizio della crescita”. Una reinterpretazione del Patto di stabilità appare dunque il punto di sintesi possibile.
Tornando alla questione nomine, Renzi ha espresso a Van Rompuy la volontà di tenere conto della rappresentanza di genere.