La partita delle nomine al Parlamento europeo per il gruppo socialista sta entrando nel vivo e diverse caselle sembra stiano prendendo posto. Il condizionale è d’obbligo però perché finché Martin Schulz non avrà concluso la sua battaglia per arrivare alla Commissione europea le decisioni finali sono tutte congelate. Oggi l’S&D avrebbe dovuto formalizzare le candidature alla vicepresidenza del gruppo ma il termine ultimo è stato posticipato alla prossima settimana quando la situazione sarà più chiara. Per gli italiani Pittella resta in pole position per una vicepresidenza a tempo che si dovrebbe trasformare in una presidenza non appena Schulz lascerà l’incarico che gli verrà affidato domani.
SASSOLI VICEPRESIDENTE DELL’AULA – Anche se manca ancora l’ufficialità la delegazione italiana dei democratici resterà, almeno all’inizio, sotto la guida di David Sassoli. L’ex giornalista Rai però ha ambizioni più elevate e punta ad essere eletto vicepresidente del Parlamento, succedendo così a Pittella. “Un nomina blindata la sua che sta conducendo questa battaglia in prima persona”, spiega una fonte del Parlamento.
GUALTIERI E LA COMMISSIONE AFFARI ECONOMICI – Ma nel Pd ci son anche altri che hanno grandi ambizioni, tra questi soprattutto Roberto Gualtieri che sta giocando una partita interna al partito con Pittella. L’eurodeputato dalemiano pure aspirerebbe alla guida del gruppo ma al momento è in minoranza. Dove potrebbe giocarsi qualche carta è invece alla guida di una commissione Parlamentare. Il Pd, secondo le regole dell’Aula, essendo la seconda forza politica nazionale dietro la coalizione Cdu/Csu sarà il secondo a poter scegliere quale commissione guidare. A quanto pare i cristiano democratici tedeschi potrebbero optare per Affari Esteri o Industria, a quel punto i democratici sarebbero liberi di prendere la loro prima scelta che è Affari Economici e monetari, una commissione importantissima per la battaglia di Matteo Renzi per ottenere la revisione del Patto di Stabilità e di altre regole economiche. E qui potrebbe inserirsi Gualtieri.
LE DONNE – Se però le cose andassero in questo modo le tre caselle più importanti verrebbero occupate tutte da uomini e la parità di genere non verrebbe rispettata. I democratici potrebbero allora decidere di affidare a una donna o la commissione Affari economici, anche se lì l’esperienza farebbe pender la bilancia a favore di Gualtieri. Ma al Pd spetta anche una seconda presidenza di commissione nonché diverse vicepresidenze e ruoli di coordinatore nei gruppi. Se si deciderà di premiare l’esperienza naturalmente in pole position ci sono le due rielette democratiche, Patrizia Toia e Silvia Costa, la prima già vicepresidente della commissione Industria e del gruppo, la seconda vice capo delegazione. Ma nello spirito del rinnovamento renziano potrebbe essere scelta anche una nuova arrivata. In quel caso la scelta potrebbe ricadere su Alessia Mosca, capolista per il Pd nel Nord Ovest eletta con oltre 181mila preferenze, già due volte deputata alla Camera dove è stata anche capogruppo nella Commissione Politiche europee, membro della segreteria di Enrico Letta quando era sottosegretario e anche dipendente al Parlamento europeo. Insomma una che già conosce la macchina europea.
LA COMMISSIONE EUROPEA – La partita più importante è quella però che si giocherà per la Commissione europea. Tra i deputati italiani del Pd non è un segreto che Paolo De Castro, attuale presidente della Commissione parlamentare Agricoltura, che ha gestito tutte le difficili trattative sulla Politica agricola comune, aspiri a un posto nel nuovo esecutivo. Per il suo profilo molto specifico potrebbe essere solo quello appunto dell’Agricoltura. Ma Renzi aspira naturalmente a un portafoglio più importante, anche se a Roma si dice che il premier abbia affermato che si “batterà” per De Castro. Al momento però, dicono alcuni ottimisti, il presidente del Consiglio starebbe cercando di far eleggere il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, alla testa dell’Eurogruppo, l’organo di coordinamento dei Paesi con la moneta unica. Un ruolo chiave per le riforme economiche. In quel caso il premier potrebbe accontentarsi un un portafoglio più leggero nell’esecutivo e avere De Castro all’Agricoltura mentre si discute il Trattato di libero scambio con gli Usa non sarebbe male per il governo italiano.
L’INTERVENTO DIRETTO DI RENZI – Al momento però, per quanto riguarda le nomine al Parlamento europeo, il premier Renzi si è tenuto in disparte lasciando ai suoi libertà di manovra, ma un suo intervento diretto potrebbe far saltare tutti gli equilibri e le posizioni già (quasi) acquisite. Se decidesse di gestire direttamente la cosa nessuno avrebbe la forza di iniziare una battaglia contro di lui.