I socialisti vogliono che Martin Schulz “abbia un forte ruolo nella futura Commissione”. Incontrando la stampa il capogruppo uscente del gruppo S&D al Parlamento europeo, Hannes Swoboda, ha affermato che “non è un segreto”, e che “la scelta chiave sarebbe averlo vicepresidente dell’esecutivo”, ma “la nomina dipende da Angela Merkel”. Intanto Schulz domani sarà eletto capogruppo, anche se è chiaro che “si tratta di un processo di transizione per fargli gestire le trattative”, afferma Swoboda. “Non una battaglia personale – aggiunge – Ma solo il riconoscergli un ruolo che gli è stato affidato dagli elettori”.
“Quello che viene prima sono i programmi”, ribadisce il socialista austriaco. Una priorità anche per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. “Con lui siamo in contatto – spiega – per lui concedere più flessibilità al patto di Stabilità è la precondizione per qualsiasi tipo di accordo sulla Commissione europea”. Più flessibilità vuol dire che “alcuni investimenti pubblici produttivi devono essere esclusi dal conteggio del deficit” e “bisogna dare più tempo per ridurlo”. Cambiare il trattato “non è fattibile, troppi Paesi non lo consentirebbero”, ma ammorbidirlo “si può fare e si sta lavorando su questo”.
E non è certo un segreto anche il fatto che i socialisti ormai siano molto ‘attenti’ alle richieste italiane dopo l’ottimo risultato delle elezioni ottenuto dal Pd. E alla luce dei risultati devono anche fare un mea culpa perché, ha ricordato Swoboda, “Renzi è il solo premier che ha detto chiaramente di voler un vero cambiamento nelle politiche europee, gli altri non sono stati così netti”.
Swoboda si è mostrato molto ottimista sul fatto che Jean-Claude Juncker possa ottenere il mandato dal Consiglio europeo. A quel punto però dovrà avere i voti del Parlamento. Per ottenerli, “non vorrei fare affidamento solo sui gruppi socialista e popolare”, come paventato da Manfred Weber, “nel programma che stiamo discutendo ci sono vari elementi che potrebbero convincere Liberali e Verdi”, dichiara. Per questo “ci deve essere una cooperazione più larga, anche perché non possiamo far passare il messaggio ai cittadini che sono solo i due gruppi più importanti a trovare un accordo, la gente non capirebbe”. Una “cooperazione più ampia” sarebbe “meglio anche per lo stesso Juncker”.
Il capogruppo uscente ha parlato anche della partita in corso per la presidenza del Consiglio europeo e ha spiegato che uno dei nomi su cui alcuni stanno insistendo è quello della danese Helle Thorning-Schmidt. “Non è che la sosteniamo, ma è una possibilità”, dice, perché i socialisti “preferirebbero un uomo o una donna che provenga dalla zona euro”, ma Thorning-Schmidt “potrebbe essere un modo per andare incontro alle richieste di David Cameron”.